Il lungo letargo. Avetrana un paese che muore

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I consiglieri comunali di Avetrana Lucia Vacca, Luigi Conte e Rosaria Petracca tracciano un quadro a tinte fosche sull’attuale situazione che si vive ad Avetrana: “Tante partenze e nessun ritorno.
Tanto abbandono, tanta sporcizia, tanta incuria.” In undici punti sono racchiusi i problemi riscontrati che l’Amministrazione Minò non affronta penalizzando la vivibilità degli avetranesi.
“1. Nessun amore per le strutture pubbliche: cadono e decadono sale recuperate (Caduti di Nassiriya), marciscono meravigliosi palazzi (ex Municipio e ex sede dei Vigili Urbani), cedono luoghi di crescita (Palazzetto dello Sport). 2. Nessuna accoglienza per chi è di passaggio: gli ingressi al paese rappresentano, con erbacce, pozzanghere e tufo, lo stato di abbandono e inospitalità. 3. Pericolose buche reali sull’asfalto del centro e su quello mancante delle periferie, scavano buche profonde nelle casse del Comune pronto, senza nemmeno difendersi, a pagare cittadini e avvocati per danni ricevuti. 4. Un perseverare diabolico a raccogliere la spazzatura senza differenziare, perché la loro gara d’appalto doveva partire a giugno, poi a settembre poi chissà. 5. Beffa che si somma al dolore, quando un caro muore: seppellirlo, avere cura del luogo di riposo, avere assegnato un posto sembra essere un “Gratta e Vinci”, occorre comprare quello giusto altrimenti resti in attesa. E quando si tenta “fintamente” di mettere in regola, tutto si blocca perché le regole non sono modellabili al volere di qualcuno. 6. Un paese che muore perché nessuno si occupa di destagionalizzare il turismo. 7. Totale incompetenza, inefficienza e incapacità a conoscere e gestire i fenomeni economici. 8. La zona industriale è il quadro che rappresenta Avetrana: pochi eroi resistono ma il resto è lasciato a se stesso abbandonato non solo ai propri fallimenti ma anche ad un deprezzamento notevole perché​ non sembra esserci sviluppo (stiamo ancora aspettando i favolosi risultati del zona industriale che diventa anche commerciale). 9. La nostra finestra sul mare, Urmu Belsito, è ormai una pozzanghera piena di spazzatura, però imposte e tasse sono da prelevare da chi ha un’abitazione. 10. Lo sport, settore variamente composto, è oggi vissuto più da spettatore che da protagonista: fermi i finanziamenti, bloccate le manutenzioni alle strutture, abolita la festa dello Sport. 11. Infine, l’agricoltura, orgoglio pubblico e privato, metafora della fatica che si trasforma in frutto, vede, pericolosamente, l’avvicinarsi della Xylella; vede il prezzo ridicolo con cui è pagato il frutto del lavoro, vede una produzione monoculturale, vede un passaggio dalla piccola proprietà alla grande proprietà.”
“È un Avetrana che muore”. – affermano ancora i tre consiglieri che auspicano la fine di questa amministrazione per provare a dare finalmente una svolta diversa al territorio.
La nota è firmata da “…Quelli che resistono. Quelli che, nonostante tutto, continuano ad amare questo paese.
Quelli che stanno con un piede in una sola scarpa e odiano gli inciuci. Quelli che ci provano a stare insieme.
Quelli che, nonostante la dialettica interna, hanno una sola visione per Avetrana: un governo capace, onesto e soprattutto composto da persone competenti.”
Ma non mancano momenti di autocritica: “Abbiamo perso tempo…La divisione del centro sinistra ha determinato la vittoria di una classe dirigente menefreghista e che ha portato indietro Avetrana da tutti i punti di vista. L’opposizione non può rimanere in silenzio dinnanzi a tanta inerzia, a discapito della comunità. Stare alla finestra, subendo passivamente questo continuo degrado, non è comprensibile e si rischia di diventare complici di tutto ciò.” Pertanto l’invito è a ritrovare l’unità: “…i personalismi, le divisioni devono essere messe da parte per costruire insieme un nuovo progetto di crescita per Avetrana. L’opposizione deve essere garante dei cittadini, delle sue problematiche e delle sue esigenze.” Sono queste le motivazioni che spingono i tre consiglieri a guardare avanti con l’augurio che strada facendo anche gli altri convergano nella stessa direzione e concludono: “L’umiltà appartiene a chi non vuol dimostrare nulla a nessuno, ma essere se stesso rimanendo un passo indietro agli altri.Non ama il protagonismo, ma il valore delle azioni…”