LSU pugliesi licenziati dal 2015, Sava in movimento si mobilita

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In Puglia sono circa 1200 su un bacino di circa 10 mila in tutta Italia. Dal 1 gennaio 2015 i Lavoratori Socialmente Utili saranno “licenziati”.

Un lavoro “precario” che, istituito 18 anni fa come “ammortizzatore sociale”, negli anni è diventato un vero e proprio “lavoro opaco”. Impiegati prevalentemente per sopperire, anche se in piccola parte, alle carenze di organico degli uffici comunali, quasi sempre al di sotto del minimo per garantire qualità ed efficienza, gli LSU hanno fornito un valido contributo.
Il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha prorogato la scadenza delle attività dei lavoratori socialmente utili (LSU) al 31 dicembre 2014, ma nel testo della Legge di Stabilità in discussione al Parlamento non vi è l’ombra di fondi, se non per la stabilizzazione degli LSU di un paio di città metropolitane (da emendamento proposto).

Ivano Decataldo, Consigliere Comunale di Sava, scrive ai Sindaci delle Province di Taranto e Brindisi per sensibilizzarli chiedendo un loro intervento, anche nel loro interesse e dei comuni che amministrano, al fine di non ritrovarsi senza personale dall’oggi al domani, e dover “gestire” centinaia di nuove famiglie in mezzo ad una strada.
Chiede ai Sindaci e ai loro rappresentanti ANCI di spiegare al Governo Nazionale, al Parlamento, al Senato, la necessità di tenere dentro i Lavoratori Socialmente Utili, di raccontare delle mansioni che svolgono, dei loro dati anagrafici e reddituali. Il Consigliere Decataldo chiede di coinvolgere i Prefetti delle sei province pugliesi per farsi portavoce presso il Ministero competente e tenere conto della rabbia dei lavoratori LSU, dettata dalla disperazione per esser lasciati a casa, oltre alla rabbia dei cittadini se i servizi comunali dovessero ancora scendere, in termini di velocità e in termini di qualità ed efficienza.

“Nel Comune di Sava, i Lavoratori Socialmente Utili rimasti sono 17. – sottolinea Ivano Decataldo – Lavorano negli uffici tecnici, ufficio ragioneria, ufficio ecologia, Servizi Demografici, Tributi, svolgendo il lavoro degli istruttori amministrativi, aprono e chiudono strutture pubbliche come gli impianti sportivi, puliscono le strutture comunali, guidano lo Scuola Bus, ecc.”

Gli LSU sono prevalentemente in età avanzata, difficilmente ricollocabili nel mondo del lavoro, già in situazioni normali, figuriamoci in questa situazione di crisi.
Molti di loro mantengono la propria famiglia con un assegno mensile versato dall’INPS (non sono dipendenti comunali), non hanno gli stessi diritti dei classici lavoratori, non hanno nessuno che gli versi oneri previdenziali, se non per i progetti extra a carico di Comune e Regione.
Per tanti anni hanno ricevuto promesse un po’ da tutti, rassicurazioni e contentini, di fatto vivono con il miraggio di un po’ di dignità, come tanti altri Italiani in difficoltà.

Ora pare che un Ministro della Repubblica non sia d’accordo con la loro prosecuzione poiché sostiene che non abbiano tenuto nessuna selezione pubblica; di fatto sono entrati per fare lavori di gran lunga meno impegnativi e più umili, si sono formati on the road, in alcuni casi anche alla pari dei dipendenti pubblici con tanto di “privilegi” e diritti.

“E’ ora di mettersi al lavoro – conclude IVANO DECATALDO – ed iniziare a pensare ai lavoratori (tutti, nessuno escluso) non come dei numeri da sfruttare, spremere e umiliare, ma come esseri umani che rivendicano il lavoro come un diritto costituzionale e non come un regalo una tantum legato alla contingenza, magari elettorale.”