L’estate delle sagre…tra cultura e tradizione

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Agosto è il mese delle vacanze e della spensieratezza, per eccellenza. E’ facile imbattersi in sagre di paese che celebrano la propria cultura, le tradizioni. Si ritorna agli antichi sapori e odori.

L’idea di comunità diventa più allegra e colorata ed è facile immergersi in una dimensione diversa. Ad
Uggiano Montefusco, piccola frazione di Manduria in provincia di Taranto, il 3 ed il 4 agosto, la  tradizione, espressa dal Gruppo Culturale Aracne, suggerisce la “Sagra di San Domenico”. Giunta,
quest’anno, alla sua XVI edizione, la sagra ha proposto momenti culturali che ben si intrecciano con
innovazione e tradizione. Se l’innovazione va di pari passo con la voglia di riscattare il proprio territorio, la tradizione regala profumi e memorie antichi. Ed è proprio il concetto di tradizione che viene celebrato, prima, con il rito della panificazione e, dopo, con una interessante conversazione con Massimo Vaglio, autore del libro “Santu Sitru ed altri racconti”.
Filo conduttore del libro, è quel concetto di identità comunitaria che viene espressa attraverso approfonditi racconti che l’autore con la sua penna, regala ad un lettore curioso ed interessato. L’identità di una comunità è affare di cuore e così il profumo di una pietanza, le voci dei bambini e il rumore quotidiano, diventano parte integrante di una realtà vivace e vissuta. Massimo Vaglio, salentino di Nardò, attraverso i suoi racconti, ci riporta ad un passato che si è perso per strada e che stride con la realtà attuale. Come si  può leggere nella stessa prefazione del libro…“si tratta di storie ambientate in un periodo storico ben preciso, <a cavallo tra gli anni sessanta e settanta>, quello che anticipa le pretese di una supposta modernità e che lascia appena presagire le contraddizioni di uno sviluppo economico in un sud ancora assopito sul palcoscenico della povertà”.
La sua penna è semplice ma al contempo ricca: i racconti sembrano quadri all’interno dei quali i  personaggi si muovono e i colori sono più che mai vividi…profumi e suoni, la fanno da padrone!
Gli elementi identitari in Santu Sitru, cioè Sant’ Isidoro nella marina di Nardò, diventano la pesca con le togne, i polpi, le bombe, la tradizione della salsa, le pignate di Don Memè, la trebbiatura, la fucosa e i mannucchi, la giornata di San Martino con il suo negroamaro, la sua malvasia nera…e poi la piazza coperta, con il chiostro dell’antico Convento dei Carmelitani, luogo di incontro, per una comunità, con le sue tradizioni e nuove idee.
Massimo Vaglio, con fervida memoria, ci suggerisce i “ricordi di un bambino cui non piacevano palloni e biliardino”…così come lui stesso ama definirsi. Un bambino che “…dalla provinciale, attraversando argentee chiome d’ulivo che quasi si chiudevano al di sopra del gibboso rettilineo d’asfalto, (si) giungeva a quella meravigliosa selvaggia perla incastonata nello Ionio che era Sant’Isidoro…”
Santu Sitru è un po’ tutti noi, con i ricordi, le speranze e quelle pratiche quasi rituali, come a voler  custodire una storia ricca di valori ed emozioni.
Se Santu Sitru è, nella sua sostanza, elemento identitario per un periodo storico, per una comunità, per un territorio, si può tranquillamente affermare che la Sagra di San Domenico è anch’essa stessa….affare di cuore!
Francesca Rita Nardelli