Lecce: scoperta frode fondi destinati alle vittime del racket e dell’usura. 40 indagati

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Avrebbero messo in atto una frode nella percezione di fondi pubblici destinati alle vittime del racket e dell’usura. La scoperta è dei Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Lecce che hanno eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare (tre in carcere ed una ai domiciliari). In manette è finita la presidente della Associazione antiracket Salento, Maria Antonietta Gualtieri, leccese, di 62 anni, ritenuta responsabile di truffa aggravata, peculato e frode nella percezione di fondi pubblici destinati alle vittime del racket e dell’usura per 2 milioni di euro.

Le misure cautelari, disposte dal G.I.P. di Lecce Giovanni Gallo su richiesta della Procura della Repubblica di Lecce che coordina le indagini delegate alla Guardia di Finanza, sono state eseguite questa mattina dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria del capoluogo salentino, insieme ad una serie di sequestri, nei confronti di un sodalizio criminoso dedito a reati di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, corruzione, concussione e falso con grave danno per il Bilancio statale e la Comunità Europea.
I finanziamenti, indebitamente percepiti dall’associazione antiracket, erano destinati all’istituzione di tre sportelli nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto aventi il fine di prestare assistenza alle vittime del racket e dell’usura con l’ausilio di specifiche figure professionali quali avvocati, commercialisti, esperti del settore bancari, e favorire l’accesso ai finanziamenti previsti dal Fondo di Solidarietà.
Secondo quanto emerso dalle indagini, a capo del sodalizio criminale c’era la Gualtieri che si è avvalsa dell’apporto di numerosi altri soggetti, per lo più inquadrati all’interno della sua associazione oltre che di pubblici amministratori e privati imprenditori.
In particolare, nel maggio 2012, la donna ha stipulato un’apposita convenzione con I’Ufficio del Commissario Antiracket istituito presso il Ministero dell’lnterno e con le amministrazioni comunali di Lecce, Brindisi e Taranto per I’istituzione di nr. 3 sportelli antiracket presso
ciascun capoluogo. E’ stato accertato, però, come tale Associazione e i relativi Sportelli fossero di fatto non operativi e costituiti all’unico fine di frodare i finanziamenti pubblici mediante:
– la fittizia rendicontazione di spese per il personale in essi impiegato;
– l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti relative l’acquisizione di beni e servizi;
– la rendicontazione di spese per viaggi e trasferte in realtà mai eseguite;
– la falsa attestazione del raggiungimento degli obiettivi richiesti dal progetto in termini di assistenza ai nuovi utenti e numero di denunce raccolte.
E’ stato dimostrato come l’associazione, nel perseguire i propri affari illeciti ed accedere ai contributi, avesse stipulato contratti di collaborazione con dipendenti fittizi e compiacenti professionisti, emettendo false buste
paga ovvero ricevendo fatturazioni per prestazioni professionali inesistenti.
Le somme indebitamente percepite dai fittizi collaboratori grazie alle false rendicontazioni presentate all’Ufficio del Commissario Antiracket, venivano successivamente restituite in contanti alla stessa presidente dell’Associazione. Un particolare non è sfuggito agli inquirenti: venivano fatte salve le ritenute previdenziali e assistenziali.
L’organizzazione documentava inoltre l’esistenza di
spese fittizie per l’acquisizione di beni e servizi quali inesistenti promozione di campagne pubblicitarie ed interventi di manutenzione presso le tre sedi, predisponendo una serie di documenti, anche di natura fiscale, idonei a dimostrare il regolare svolgimento delle procedure di selezione delle aziende fornitrici e l’avvenuto pagamento delle prestazioni.
Anche in questo caso il meccanismo truffaldino prevedeva che i finanziamenti indebitamente percepiti venissero dapprima bonificati in favore delle ditte esecutrici a pagamento delle forniture e successivamente restituiti in contanti per un importo pari alla differenza tra l’importo fatturato ed una quota del 20%, quale “compenso” alla stessa azienda fornitrice, cui veniva aggiunto il rimborso delle spese effettivamente sostenute per la predisposizione della campionatura da trasmettere al Ministero.
Le indagini hanno permesso, inoltre, di accertare l’illecita percezione di finanziamenti destinati alle opere infrastrutturali ed all’acquisto degli arredi presso le sedi di Lecce e Brindisi evidenziando dirette responsabilità a carico degli amministratori comunali e dei direttori dei lavori coinvolti nel rilascio delle autorizzazioni e nei pagamenti delle relative opere.
In particolare sono stati eseguiti dei lavori di ristrutturazione presso la sede di Lecce che, in assenza dell’approvazione da parte dell’Ufficio del Commissario Antiracket per l’utilizzo dei finanziamenti, sono stati pagati con fondi del Comune attraverso la creazione di un capitolo di spesa sprovvisto di copertura finanziaria, al fine di agevolare l’imprenditore affidatario dei lavori e consentirgli una celere percezione di tali somme. Tali condotte sono risultate riconducibili ai rapporti esistenti tra l’impresa esecutrice dei lavori ed un funzionario pubblico che in cambio riceveva agevolazioni nel pagamento di alcuni lavori eseguiti dalla stessa ditta presso la propria abitazione.
Al fine di sanare la situazione venutasi a creare in seguito ai rilievi mossi dall’Ufficio del Commissario Antiracket sulla irrituale procedura seguita ed ottenere il rimborso delle somme indebitamente anticipate, è stata quindi predisposta documentazione fittizia, in seguito trasmessa all’Ufficio per dimostrare il rispetto delle procedure previste per l’approvazione dei lavori, in realtà già ultimati e liquidati.

Questi artifici hanno tratto in inganno l’Ufficio del Commissario Antiracket che proceduto all’erogazione dei fondi direttamente in favore dell’impresa costruttrice, che in tal maniera ha ottenuto un ulteriore pagamento in aggiunta a quello già ricevuto dal Comune di Lecce.
Condotte delittuose venivano accertate anche in relazione ai lavori eseguiti presso lo sportello di Brindisi, ove funzionari del quel comune, unitamente all’amministratore della ditta incaricata della esecuzione delle opere, certificavano l’ultimazione e la regolare
esecuzione dei lavori, in realtà non ancora completati.
E’ emerso, infine, infine che la presidente dell’associazione, avuta notizia della convocazione
presso gli uffici del Nucleo di Polizia Tributaria di alcuni suoi collaboratori per essere sentiti
quali persone informate sui fatti, ha proceduto ad “istruire” i testimoni affinché rendessero
dichiarazioni difformi dal vero finalizzate ad occultare le irregolarità poste in essere per
l’indebita percezione dei fondi erogati dal Ministero.
Oltre alle quattro misure cautelari eseguite dai finanzieri, è stata notificata anche l’interdizione dai pubblici uffici a 7 soggetti e disposto a carico di 32 indagati il sequestro delle somme indebitamente percepite dal Ministero, per
un importo complessivamente superiore a 2 milioni di euro.