Lecce: Operazione antimafia congiunta di Polizia e Guardia di Finanza 35 arresti. Video
Duro colpo per la criminalità organizzata nel Salento. Una vasta operazione congiunta della Squadra Mobile di Lecce e del Nucleo P.E.F. (G.I.C.O.) della Guardia di Finanza, eseguita all’alba a Lecce e in altri comuni limitrofi, su delega della Procura della Repubblica di Lecce – Direzione Distrettuale Antimafia, ha portato all’arresto di 35 persone gravemente indiziate di far parte di due organizzazioni criminali dedite al narcotraffico.
L’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Lecce, ha disposto l’arresto in carcere di 33 indagati e gli arresti domiciliari per altri 2 soggetti. Le accuse includono il traffico di sostanze stupefacenti, riciclaggio, auto riciclaggio, impiego di denaro di provenienza illecita e altre attività criminose. Il blitz ha interessato, tra i principali indagati di rango apicale, anche alcuni esponenti della criminalità organizzata, già condannati per aver fatto parte di un’organizzazione criminale di stampo mafioso, più nota come Sacra Corona Unita (clan Pepe – Briganti, Gruppo Penza), storicamente radicata nel capoluogo salentino, ma con ramificazioni in diversi centri della provincia.
L’operazione ha coinvolto 90 militari della Guardia di Finanza e circa 120 uomini della Polizia di Stato, con il supporto dei Reparti Prevenzione Crimine e dei Baschi Verdi della Guardia di Finanza, le rispettive unità cinofile e di un elicottero del Reparto Volo di Bari della Polizia di Stato.
Le indagini preliminari, condotte anche grazie alla cooperazione internazionale, hanno rivelato l’esistenza di due associazioni criminali radicate nei comuni di Lecce e nel basso Salento. Queste organizzazioni, guidate da P.A.M. e G.S. la prima, e da C.G. e R.C. l’altra, tutti pregiudicati, erano dedite al traffico di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti.
Gli investigatori hanno scoperto una struttura capillare con una precisa ripartizione di compiti tra i membri, una disponibilità di ingenti quantità di denaro contante, telefonini criptati, veicoli con nascondigli segreti e depositi sicuri per occultare il materiale illecito. Le indagini hanno anche evidenziato i collegamenti con altri sodalizi criminali, sia nazionali che esteri.
Numerosi i sequestri di sostanze stupefacenti durante l’indagine, tra cui:
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7 agosto 2020: arresto di due soggetti a Castro con oltre 150 kg di marijuana e 25 kg di hashish provenienti dall’Albania.
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10 giugno 2021: arresto a Napoli di un soggetto con circa 45 kg di cocaina nascosta in un autocarro modificato.
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4 giugno 2021: arresto a Lecce di un sodale con 11 kg di eroina nascosti in un doppio fondo di un’auto e una pistola.
Le due organizzazioni criminali hanno sviluppato non solo un controllo territoriale sul traffico di stupefacenti, ma anche un dominio economico-finanziario, acquisendo locali pubblici e esercizi commerciali nel Salento, con la connivenza e fattiva collaborazione di un noto commercialista salentino. Una pluralità di imprese, infatti, sotto forma di cooperative, risultavano formalmente affidate a soci e/o a soggetti prestanome ma in realtà erano asservite agli scopi del gruppo criminale per reinvestire il denaro di provenienza illecita (anche all’estero), e per garantire ai familiari degli associati assunzioni e retribuzioni, onde legittimare la provenienza (di facciata) dei guadagni. Ma in realtà nessuna attività
lavorativa è stata riscontrata nel corso delle indagini. In particolare, alle citate cooperative, giungevano per mano degli adepti somme di denaro contante di volta in volta versate sui rispettivi conti correnti societari (anche per diverse decine di migliaia di euro), da impiegarsi in un secondo momento per corrispondere gli stipendi (anche pari a 2.500 euro al mese) a mogli o parenti diretti dei soggetti detenuti ovvero da utilizzarsi per il sostentamento di quest’ultimi in carcere. Somme di denaro contante venivano altresì elargite ad altre “imprese” compiacenti che, poi, provvedevano ad acquistare autovetture di lusso date
in uso (di fatto) ai medesimi pregiudicati oppure ai familiari di questi.
Il professionista raggiunto dalla misura restrittiva provvedeva ad “amministrare” gli interessi economico-finanziari in prima persona, o attraverso teste di legno, offrendo la propria opera per trasferire all’estero
ingenti somme di denaro con bonifici in partenza dalle solite società cooperative compiacenti, eludendo le normali procedure di controllo in materia antiriciclaggio.
L’operazione ha permesso di acquisire un quadro indiziario dettagliato e di evitare i tentativi di inquinamento del tessuto imprenditoriale e dell’economia legale.