Lecce: 27 arresti nell’operazione “Clean Game” della GdF

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27 arresti ed oltre 12 milioni di euro di patrimoni sequestrati. E’ questo il risultato dell’operazione “Clean Game” che, in provincia di Lecce ha smantellato un’organizzazione in grado di imporre, con metodi mafiosi, un “monopolio illegale” nel settore della produzione e distribuzione di apparecchi da gioco.
I provvedimenti di custodia cautelare, 19 in carcere e 8 agli arresti domiciliari, sono stati emessi dal G.I.P. del Tribunale di Lecce, Antonia MARTALO’, su richiesta dei Sostituti Procuratori della Repubblica Carmen RUGGIERO e Giuseppe CAPOCCIA e dello stesso Procuratore della Repubblica, Cataldo MOTTA, ed eseguiti, nelle prime ore di questa mattina, dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Lecce a Milano, Modena, Rimini e Crotone; a Lecce e in provincia ad Alliste, Tricase, Racale, Copertino, Taviano, Carmiano, Gallipoli, Monteroni e Melissano; ed infine a Mesagne, in provincia di Brindisi.
Per gli arresti sono stati impiegati otre 150 militari di tutti i Reparti del Corpo della provincia, con il concorso di personale dei vicini Comandi Provinciali di Brindisi e Taranto e la copertura di un elicottero del Reparto Operativo Aeronavale di Bari.
Le ipotesi di reato contestate sono quelle di associazione per delinquere di tipo mafioso, truffa ai danni dello Stato, frode informatica, esercizio di giochi d’azzardo ed esercizio abusivo di giochi e scommesse aggravati dal metodo mafioso, illecita concorrenza con minaccia o violenza, trasferimento fraudolento di valori, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e associazione per delinquere.
Contestualmente, le Fiamme Gialle hanno operato, ai sensi della normativa antimafia, il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, di un ingente patrimonio mobiliare ed immobiliare frutto delle attività delittuose, stimato in oltre 12 milioni di euro e composto da 69 fabbricati, 25 terreni, 3 autovetture, 10 società di capitali, 2 ditte individuali e saldi attivi di conti correnti accesi presso quindici istituti di credito. Inoltre, con l’ausilio di altri Reparti del Corpo, sono stati sequestrati 270 apparecchi illeciti presso esercizi commerciali ubicati in provincia di Lecce e in varie regioni del territorio nazionale.
L’operazione odierna è l’epilogo di una lunga e articolata indagine, avviata nel 2010 in seguito alle numerose irregolarità emerse nel corso di specifici controlli presso svariati esercizi pubblici. In particolare fu riscontrata la manomissione degli apparecchi che riproducevano il gioco d’azzardo del poker, il collegamento ad internet per l’offerta fuori dal circuito autorizzato dei Monopoli di Stato, il gioco d’azzardo proposto da gestori stranieri privi di autorizzazione mediante i cosiddetti “totem” o “kioski”.
Mediante intercettazioni telefoniche, attività di osservazione e pedinamenti ed accertamenti tecnici sui giochi posti sotto sequestro, è stato possibile risalire ai responsabili di quegli illeciti, individuati in due distinti gruppi criminali.
Il primo, riconducibile alla famiglia De Lorenzis, un noto gruppo imprenditoriale di Racale operante nel settore del noleggio dei videogiochi, avvalendosi sistematicamente di metodi mafiosi messi in atto da alcuni affiliati storicamente vicini ai noti clan dei Troisi di Casarano e dei Padovano di Gallipoli, aveva creato nella provincia di Lecce un vero e proprio “cartello”, imponendo a numerosissimi esercenti della zona il noleggio dei dispositivi dalle proprie aziende, ed impedendo ad aziende concorrenti di accedere a quel mercato.
Il secondo gruppo, sempre di Racale, più piccolo e collegato al primo anche da vincoli familiari, era dedito essenzialmente alla alterazione e vendita delle schede di gioco riproducenti giochi d’azzardo, quali il poker o le slot machine, ed alla distribuzione dei c.d. “totem”.
Le indagini delle Fiamme Gialle hanno evidenziato come tali condotte illecite non si limitassero al gioco d’azzardo ma sconfinassero anche nell’esercizio abusivo dell’attività finanziaria.
Infatti, al fine di assoggettare i gestori e creare nei loro confronti una grave situazione di dipendenza finanziaria, l’organizzazione usava dapprima concedere prestiti allo scopo di favorire l’avviamento delle attività, pretendendo poi l’immediato rientro dei capitali dati in prestito e minacciando di incassare i titoli in garanzia laddove questi non avessero installato presso i loro esercizi i videogiochi. In questo modo il sodalizio è riuscito in alcuni casi ad appropriarsi delle attività commerciali di clienti in grave difficoltà economica, sottraendole alla loro gestione.
Infine gli accertamenti tecnici eseguiti sugli apparecchi da gioco sequestrati hanno rivelato anche l’alterazione fraudolenta dei software di taluni dispositivi leciti, noti come “new slot”. Tali apparati, pur collegati alla rete telematica dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, venivano manomessi in modo tale da trasmettere solo parzialmente i dati concernenti le giocate, con conseguente sottrazione di parte di esse all’imposizione tributaria. Sempre mediante l’alterazione del software l’organizzazione riusciva anche a predeterminare, ovviamente riducendole, le giocate vincenti degli avventori, rendendo estremamente remunerativa la gestione di tali apparecchi.
In particolare, è stato accertato che erano in grado di controllare a distanza i cicli delle giocate, abbattendo le percentuali di vincita di ogni singola macchina; così, nel momento in cui si rilevava che un apparecchio era in procinto di elargire una vincita consistente, il sodalizio interveniva per impedirla o limitarne l’entità.

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