Lavoro: acconciatori ed estetisti potranno affittare spazi interni dei loro negozi

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Parrucchieri ed estetisti potranno, d’ora in poi, affittare ad altri professionisti spazi interni dei loro negozi. Lo prevede una circolare del ministero dello Sviluppo economico accolta con soddisfazione dalla Cna, che da anni reclamava questa possibilità.
“Si tratta di un’importante novità per rilanciare il nostro mestiere e darà opportunità di lavoro ai giovani in una delle attività tradizionali più diffuse in Italia”, ha dichiarato Gaetano L’Assainato Presidente Provinciale della Cna Taranto , che saluta con estremo favore la novità annunciata dal Mise. “Sono anni – ha sottolineato – che lavoriamo per aprire questa strada. Non è stato facile ma alla fine abbiamo trovato tutti gli strumenti giuridici per aprire questa opportunità già concessa in molti Paesi d’Europa e negli Usa. In Italia gli acconciatori iscritti all’albo delle imprese artigiane sono circa 70mila e gli estetisti circa 25mila. Con una media di 2 dipendenti a salone gli addetti sono complessivamente circa 200mila. Con la crisi molti saloni si sono trovati con poltrone libere. L’acconciatore – ha spiegato L’Assainato – è rimasto solo ed ha una o due poltrone libere. Questa potrebbe così essere un’opportunità per i giovani che vogliono iniziare”.
“Il prezzo della “poltrona” dipende dal mercato, dal fatturato: ogni parrucchiere dovrebbe sapere quanto fattura ogni poltrona ed i relativi costi fissi, stabilendo così un prezzo che può anche variare in maniera consistente; strumento utile, pertanto, ad abbattere i costi aziendali e aumentare il ventaglio dell’offerta specializzata riservata ai clienti attraverso il potente mezzo della collaborazione” .
“Attenzione”, ha tenuto a precisare L’Assainato, “il contratto d’affitto deve rispettare le leggi di settore, va stipulato quindi tra due o più imprese . E questo è importante per evitare contenziosi. Per esempio, non si può licenziare un dipendente per poi affittargli la poltrona. Di questo si è a lungo discusso con i sindacati con i quali si è poi firmato un avviso comune”.

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