Laterza: Sciopero a oltranza dei lavoratori Natuzzi

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Sciopero ad oltranza per i lavoratori della ‘Natuzzi’ di Laterza, in provincia di Taranto che, dopo una animata assemblea, ieri hanno deciso di presidiare lo stabilimento che vive momenti di difficoltà. La decisione è’ stata assunta, spiega Antonio Stasi, segretario della Fillea Cgil di Taranto, ”perché di fronte alla profonda crisi che investe il settore e questa fabbrica in particolare, purtroppo l’azienda continua a pensare di poter fare da sola e confeziona atti unilaterali e non condivisi con segreterie ed Rsu persino sul calendario del lavoro che riguarda tutti i dipendenti”. La scintilla sarebbe esplosa nuovamente, infatti, subito dopo la consegna da parte della dirigenza del gruppo Natuzzi di un piano di giornate lavorative che di fatto ridurrebbero del 50% la presenza in fabbrica dei dipendenti. ”In questo momento particolare la Natuzzi a fronte degli esuberi che annuncia sempre più cospicui – continua Stasi – dovrebbe invece cercare di sedare lo sconforto che regna tra i suoi dipendenti provando anche a mettere in atto un intervento di equità e giustizia nei confronti di tutti”.
Per Stasi c’è un paradosso nello stabilimento laertino dell’azienda di divani. E cioè ”ci sono lavoratori che continuano ad essere impegnati a tempo pieno e altri invece in cassa integrazione e soggetti ad una rotazione del 25%, come dire che lavorano una settimana su quattro. Ed è proprio a questi che il nuovo orario di lavoro indicato da Natuzzi rischia di arrecare il danno maggiore, lasciandoli a casa ancora di più”, sottolinea il sindacalista. ”Possiamo capire che ci sia un calo delle commesse e quindi del lavoro, ma chiediamo che quel lavoro venga garantito a tutti”. Lo sciopero dei lavoratori della Natuzzi di Laterza continua davanti allo stabilimento e si protrarrà fino a quando non arriveranno segnali di dialogo da parte dell’azienda. Nel frattempo la Fillea di Taranto rilancia l’impegno che aveva chiesto di assumere in sede di Accordo di programma. ”L’accordo di programma per il distretto Industriale del mobile imbottito e arredo – sostiene Stasi – rischia di essere un documento vuoto e senza futuro se non si identifica con certezza la strada d’uscita dalla crisi e soprattutto rischia di suonare come l’ennesima beffa ai danni dei lavoratori e di un territorio che non può permettersi ulteriori emorragie”.