Ilva. Fim: Non si può tornare indietro di due anni

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Taranto – Preoccupazioni e tensioni tra i lavoratori, nella città e nelle imprese che lavorano con l’Ilva. A richiamare l’attenzione sulla situazione all’interno dello stabilimento tarantino è il Segretario Generale della FIM-CISL Taranto Brindisi, Mimmo Panarelli.
“C’è ormai

un’evidentissima condizione di incertezza – afferma Panarelli – Lo stabilimento di Taranto attraversa una fase estremamente critica. Siamo passati da una fase in cui si stava discutendo del risanamento dell’Ilva e del suo rilancio industriale al nulla. Con Enrico Bondi commissario dell’Ilva la priorità era la bonifica e la messa in sicurezza ambientale, la riqualificazione e la innovazione tecnologica degli impianti e il reperimento delle risorse finanziarie necessarie del siderurgico di Taranto per poi vedere il suo collocamento sul mercato.
Adesso, invece, la priorità è quella di vendere nelle condizioni di maggiore facilità subito lasciando a chi verrà l’onere di affrontare i problemi”.

“Non ci si rende conto – prosegue il Segretario Generale di Fim-Cisl – che i lavori di risanamento ambientale rischiano di fermarsi del tutto per mancanza di risorse e di indirizzi. Ci sono già tre mesi di ritardo sul cronoprogramma del Piano ambientale che, approvato dal Governo a marzo scorso, riprende e dettaglia le prescrizioni dell’Aia, fissando anche i nuovi tempi di attuazione”.

“Lo studio Sentieri, da parte dell’Istituto superiore di sanità, ci descrive – aggiunge Panarelli – un quadro drammatico in termini di impatto delle emissioni sulla salute dei cittadini e dei bambini in particolare.
La scelta dei Riva di impugnare al Tar del Lazio lo stesso Piano ambientale – conclude – è coerente con la loro convergenza industriale. Sembra un ulteriore gioco allo sfascio quasi volto a invocare un ulteriore intervento della Magistratura.

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