Ilva. E’ morto Alessandro Morricella, l’operaio ustionato dalla ghisa incandescente.

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Dopo quattro giorni di agonia, è morto Alessandro Morricella, 35anni, di Martina Franca operaio dell’Ilva di Taranto investito da una violenta fiammata e da un getto di ghisa incandescente uscito improvvisamente mentre effettuava di controllo della temperatura dell’altoforno 2. Secondo una prima ricostruzione sarebbe stata proprio la fiammata, provocata probabilmente da un accumulo anomalo di gas, ad aver trasformato in una torcia umana Morricella che ha tentato invano di ripararsi dietro una colonna.
Immediatamente soccorso, il giovane operaio è stato prima condotto presso l’ospedale SS. Annunziata di Taranto e poi traferito al Policlinico di Bari dove è deceduto. Aveva ustioni di terzo grado sul 90% del corpo. Alessandro lascia la moglie e due figli di 6 e 2 anni.
Anche su quest’ultimo incidente mortale, il quinto in tre anni, la Procura di Taranto ha aperto un’inchiesta. Il pm Antonella De Luca, titolare del fascicolo, e il procuratore Franco Sebastio hanno disposto l’autopsia sul corpo dell’operaio ed iscritto quattro persone nel registro degli indagati. L’accusa di lesioni gravissime si è tramutata, purtroppo, in omicidio colposo per inosservanza delle norme di sicurezza sui luoghi di lavoro.
In una nota stampa i commissari Piero Gnudi, Enrico Laghi e Corrado Carrubba hanno espresso vicinanza alla famiglia e annunciato che l’azienda ”che ha aperto anche un’indagine interna, sta collaborando con la magistratura per accertare le cause dell’incidente”.
Cordoglio alla famiglia di Alessandro Morricella anche dal mondo sindacale.
“Se questo è il prezzo del rilancio dell’Ilva, noi non ci stiamo. – dice Aldo Pugliese, Segretario generale della UIL di Puglia – Il percorso che deve portare a una nuova tappa dello stabilimento ionico non può e non deve prescindere dalla sicurezza, dalla tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini di Taranto, nonché dell’ambiente. Non si possono perdere vite umane così”.
“La tutela dei diritti, della salute e della sicurezza dei lavoratori – insiste Pugliese – non può essere svenduta, ma deve essere la base su cui costruire il futuro di un’azienda che ha enormi potenzialità, ma che è stata falcidiata da una gestione fallimentare, sotto ogni punto di vista, come quella della famiglia Riva, il cui conto è ancora salatissimo. Siamo disposti a trattare e a concorrere a trovare soluzioni utili a riportare in auge un’azienda strategica, fondamentale per il tessuto economico e produttivo pugliese e nazionale, ma non ad ogni costo”.

In una nota congiunta, i Segretari della Cisl di Taranto Brindisi e di Puglia Basilicata, Daniela Fumarola e Giulio Colecchia, affermano: “Il verificarsi di tragici incidenti come questo, ci chiama ad interrogarci nuovamente sulle condizioni di sicurezza dei lavoratori e sulla cultura della prevenzione che non ha ancora raggiunto un livello di efficacia, consapevolezza e condivisione sufficiente ad evitare dolorosi drammi come quello che ha colpito la famiglia di Alessandro. Bisogna intensificare le azioni preventive e quelle di controllo perché ancora una volta, vogliamo ribadirlo, la vita umana non è un fattore della produzione ma un patrimonio e un valore umano insostituibile e non commerciabile.

Si stringono attorno alla famiglia di Alessandro esprimendo il più profondo cordoglio anche i metalmeccanici della Fim Cisl. “Inaccettabile morte sul lavoro” per il Segretario Generale Marco Bentivogli che chiede “che sia fatta chiarezza sulla dinamica dell’incidente, affinché non si ripeta mai più”.