Ilva. 21 anni di privatizzazione: un anniversario da non ricordare

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Sono trascorsi 21 anni da quando, il 15 marzo 1995, il Governo italiano svendette per quattro soldi un gioiello industriale come l’Ilva, forse il più grande gioiello industriale italiano, un polo siderurgico tra i più grandi del mondo, senza neanche dar vita a una misera consultazione parlamentare. Una privatizzazione avvolta dal mistero, che chi di competenza avrebbe, nonostante gli oltre quattro lustri trascorsi, il dovere di indagare. Ecco, purtroppo non sarà un anniversario da ricordare o da festeggiare in grande stile…”. Aldo Pugliese, Segretario generale della UIL di Puglia, ricorda che “al momento della vendita, l’Ilva aveva chiuso il bilancio del 1994 con un utile netto di oltre 500 milioni di lire, ma nonostante ciò, in fretta e furia e sebbene ci fosse tempo a sufficienza per ponderare la situazione, il Governo procedette a realizzare un clamoroso regalo alla famiglia Riva”.

“Osservando i documenti – ricorda Pugliese – ci accorgemmo che il costo che avrebbero pagato per gli stabilimenti Ilva, tra cui quello tarantino, appariva minore degli utili attesi. Facemmo un esposto con l’avvocato Enzo Tarsella affinché si approfondisse l’argomento e, purtroppo, il giudice procedente richiese più volte l’archiviazione. Chissà, forse i tempi non erano maturi. Ed è certo che quello che sappiamo sulla gestione Ilva e quello che presumiamo e che potremo dire con certezza dopo una sentenza passata in giudicato, lo abbiamo scoperto nel corso del tempo. Se saranno confermate le accuse per cui sono tratti a giudizio gli imputati di ‘Ambiente svenduto’, potremo affermare che se non ci fosse stata quella dissennata gestione non staremmo qui a parlare del disastro ambientale che attanaglia Taranto”. “La privatizzazione Ilva è uno dei più grossi e inconcepibili regali della storia dell’industria italiana – prosegue il Segretario della UIL – considerato che né allora né mai sono state chieste garanzie a cambio della cessione di un colosso della siderurgia di portata mondiale. Nessuna certezza è stata imposta per la tutela dei lavoratori, per i cittadini delle zone in cui sono presenti gli stabilimenti, per le casse dello Stato, per l’ambiente. Eppure, altrove, in Paesi civili come Francia, Inghilterra e Germania, le privatizzazioni sono avvenute con le garanzie del caso, a partire dalla presentazione di un piano industriale da verificare periodicamente e dalla presenza di rappresentanti dello Stato negli organismi aziendali, finendo alle garanzie occupazionali, ambientali e di sicurezza sul posto di lavoro e nei confronti della comunità”.

“Invece – attacca ancora Pugliese – a Riva è stata data carta bianca, inspiegabilmente, se si tiene conto del curriculum dell’imprenditore lombardo, creando le premesse per quello che all’epoca definimmo, con un termine forte, ‘olocausto industriale’, che ha registrato perdite di giovani vite nello stabilimento, livelli allucinanti di inquinamento ambientale che hanno letteralmente devastato la salute dei cittadini e degli animali, il territorio e le acque. E oggi siamo qui a raccogliere i cocci di un totale disastro, emerso a seguito dell’intervento della magistratura, che ha sconvolto il settore siderurgico e l’intera provincia di Taranto, con risvolti pesanti sull’economia pugliese e nazionale, come dimostrano i numeri in netto calo delle esportazioni nel settore e non solo. Si sta pagando a caro prezzo una notevole perdita di posti di lavoro, soprattutto per ciò che concerne l’attività dell’indotto e dell’appalto, nonché di quella commerciale”.