Green Italia, su Ilva “posizione Panebianco inaccettabile”

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“Chi pretende che l’Ilva smetta di avvelenare impunemente la città di Taranto è un nemico del progresso e dello sviluppo e un sostenitore della “decrescita infelice”. E’ quanto si legge in un editoriale di Angelo Panebianco pubblicato sul Corriere della sera. Un sillogismo fortemente criticato da Roberto Della Seta e Francesco Ferrante di “Green Italia” che replicano affermando “Queste, bisogna dirlo, sono stupidaggini, che in parecchi ripetono da quando la magistratura dopo anni di colpevole distrazione è intervenuta per riportare legalità dentro i cancelli della fabbrica dei Riva. Ed è un peccato che un osservatore autorevole come Panebianco le amplifichi e nobiliti mettendoci la sua firma”.

Per i due esponenti ecologisti inervenuti su “Huffington Post” “produrre acciaio, come ogni altro manufatto, infischiandosene delle leggi e della salute non è moderno e non è nemmeno economico. Non è moderno perché della modernità fa parte l’idea, sempre più diffusa e condivisa, che oggi il benessere non tolleri alcuno scambio tra lavoro e salute. Dunque anti-moderna è proprio la posizione di Panebianco, la cui larga diffusione nelle nostre classi dirigenti spiega perché a Taranto si è permesso ai Riva – l’hanno permesso in tanti, dalla politica di destra e di sinistra al sindacato – di intascare gli immensi profitti del decennio d’oro dell’acciaio, durato fino a pochi anni fa, senza spendere un euro in bonifiche e miglioramenti tecnologici. Ma questa idea dello scambio tra lavoro e salute è anche anti-economica: dall’acciaio all’automobile, dalla chimica ai settori trainanti del “made-in-Italy”, la “green economy” è la principale àncora di salvezza se si vuole scongiurare la deindustrializzazione dell’Italia. La classe politica, quasi tutta, finora non l’ha capito. Temiamo- concludono Della Seta e Ferrante- neppure Panebianco”.