Giù le mani dal Mar Piccolo! La città discute sul futuro del suo mare

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TARANTO – Ragionare insieme sui migliori interventi da realizzare affinché il Mar Piccolo possa tornare ad essere fonte di ricchezza e di possibile alternative alla morente realtà industriale: è questo l’obiettivo di “Giù le mani dal Mar Piccolo! Costruiamo insieme il futuro del nostro mare”, un’assemblea tematica organizzata dal Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti di Taranto per sabato, 29 giugno, alle ore 17, presso la Pensilina Liberty di Via Cariati, nella Città Vecchia.
All’iniziativa sono invitati a partecipare la cittadinanza intera e gli operatori del mare in particolare.

“Questo momento di crisi – è spiegato in una nota – rappresenta per tutti noi la possibilità di prenderci cura del nostro mare affinché non venga più sfruttato barbaramente e utilizzato come discarica”.

I diffusi livelli di inquinamento ambientale di Taranto hanno colpito duramente, la mitilicoltura, uno dei mestieri più tipici della città dei due mari, provocando la distruzione degli ultimi due anni di raccolto a causa degli elevati livelli di diossine e PCB presenti nei fondali. Dal luglio 2011 il settore, completamente compromesso ed interdetto senza alcuna certezza per il futuro, ha ricevuto risarcimenti episodici quanto ridicoli.

Per risolvere il problema sono state stanziate ingenti risorse per una generica “bonifica” dei mari e delle coste che tuttavia non potrà essere risolutiva se prima non si procede con la messa in sicurezza del Mar Piccolo fermando le fonti inquinanti che per oltre un secolo hanno causato la distruzione dei suoi fondali.

“Siamo ampiamente preoccupati – si legge ancora nella nota – per il futuro del nostro mare e temiamo che ancora una volta le scelte importanti per il nostro territorio vengano prese senza il coinvolgimento della cittadinanza e che qualcuno possa decidere che il Mar Piccolo debba cambiare destinazione d’uso. Temiamo, soprattutto, che come sempre la nostra città possa essere teatro di speculazioni che cancellano le nostre radici culturali e impoveriscono il nostro territorio”.