Giro di vite sulla prostituzione, smantellate dalla Polizia di Stato due case a “luci rosse”

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Gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Taranto, dopo complesse indagini sono riusciti ad individuare, nel pieno centro cittadino, due case a luci rosse.

Un fenomeno ampiamente diffuso negli appartamenti del Borgo che viene, per questo, costantemente monitorato anche attraverso il controllo di siti internet dedicati ad incontri a palese sfondo sessuale.

In questo modo, i poliziotti hanno rintracciato un primo appartamento ubicato all’interno di un edificio di Via Duca degli Abruzzi. Dopo alcuni giorni di appostamento nei pressi di quello stabile, che davano modo di registrare un sospetto andirivieni di uomini, gli agenti, fingendosi clienti, hanno fissato un incontro presentandosi così alla porta della casa d’appuntamento.

All’interno, hanno trovato una donna, 27 enne di origini colombiane, in abiti succinti ed un ambiente soffuso che non lasciava alcun dubbio sulla natura della sua attività. La giovane sudamericana non ha potuto far altro che confermare ai poliziotti la fondatezza dei loro sospetti. Gli agenti hanno, poi, accertato che la donna, pur non conoscendo il conduttore dell’immobile, che lei contattava solo tramite telefono cellulare, gli corrispondeva un canone di 300 euro settimanali, troppo elevato in ragione delle condizioni poco curate dell’immobile: una somma da considerare piuttosto il risultato della spartizione consapevole dei guadagni provenienti dall’attività di meretricio.

Le ulteriori indagini hanno permesso di accertare che la gestione dell’immobile era in mano all’amministratore di una società, sulla quale sono in corso opportune verifiche. Il ritrovo “a luci rosse” è stato posto sotto sequestro con l’applicazione dei sigilli e la donna sudamericana è stata accompagnata negli Uffici della Questura per gli accertamenti di rito al termine dei quali è stato emesso nei suoi confronti il decreto di espulsione dal territorio italiano.

Un’altra casa di appuntamento è stata scoperta non molto distante, in via Magnaghi. Anche questa era “monitorata” da qualche settimana: il ritrovo di piacere era ufficialmente un “centro massaggi”.

Gli agenti, adottando analogo modus operandi, riuscivano, senza destare sospetto alcuno, ad accedervi e sorprendevano all’interno una donna, questa volta dell’Est Europeo, in biancheria intima ed in compagnia di un “cliente”.

La 39enne, di origini moldave, raccontava di essere giunta a Taranto dall’Emilia Romagna, in cerca di lavoro e che, una sua conoscente residente in questo capoluogo le aveva proposto l’attività in questione, accordandosi per dividerne i guadagni in parti uguali. Al termine dei rilievi, anche in quest’ultima circostanza, sono stati apposti i sigilli all’appartamento.

È stata identificata successivamente la donna, di origini tarantine, proprietaria dell’immobile che, come raccontato dalla giovane moldava, fungeva da intermediatrice. Ulteriori indagini sono in corso per verificare eventuali ulteriori responsabilità da parte delle persone coinvolte. Il ritrovo “a luci rosse” è stato posto sotto sequestro con l’applicazione dei sigilli e la donna sudamericana è stata accompagnata negli Uffici della Questura per gli accertamenti di rito al termine dei quali è stato emesso nei suoi confronti il decreto di espulsione dal territorio italiano. Un’altra casa di appuntamento è stata scoperta non molto distante, in via Magnaghi. Anche questa era “attenzionata” da qualche settimana: il ritrovo di piacere era ufficialmente un “centro massaggi”. Gli agenti, adottando analogo modus operandi, riuscivano, senza destare sospetto alcuno, ad accedervi e sorprendevano all’interno una donna, questa volta dell’Est Europeo, in biancheria intima ed in compagnia di un “cliente”. La 39enne, di origini moldave, raccontava di essere giunta a Taranto dall’Emilia Romagna, in cerca di lavoro e che, una sua conoscente residente in questo capoluogo le aveva proposto l’attività in questione, accordandosi per dividerne i guadagni in parti uguali. Al termine dei rilievi, anche in quest’ultima circostanza, sono stati apposti i sigilli all’appartamento. È stata identificata successivamente la donna, di origini tarantine, proprietaria dell’immobile che, come raccontato dalla giovane moldava, fungeva da intermediatrice. Ulteriori indagini sono in corso per verificare eventuali ulteriori responsabilità da parte delle persone coinvolte.