FimFiomUilm: Serve integrazione salariale per i lavoratori di Acciaieria d’Italia in cig

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Le segreterie territoriali di Taranto di FIM – FIOM – UILM, in una lettera inviata ai  Ministeri del Lavoro, dello Sviluppo Economico e per il Sud e la Coesione Territoriale, nonchè alla direzione di Acciaierie d’Italia, hanno ribadito la necessità  di una integrazione salariale per i lavoratori in forza ad Acciaieria d’Italia collocati in CIG.
 

 
“La vertenza ex Ilva – scrivono i rappresentanti sindacali – vive ormai da tempo una situazione di completo stallo ed i continui rinvii, sul piano industriale e ambientale, hanno determinato una situazione non più sostenibile per i lavoratori che attendono risposte sul futuro ambientale e occupazionale del sito di Taranto.
Infatti, l’utilizzo massiccio della cassa integrazione all’interno dello stabilimento siderurgico ha falcidiato i salari dei lavoratori con una gestione dell’ammortizzatore sociale che ha penalizzato circa 3 mila lavoratori, tra le manutenzioni ed impianti attualmente fermi.
È necessario aprire, in attesa della costituzione del nuovo CDA di AdIH, una discussione di merito con le organizzazioni sindacali sul futuro di migliaia di lavoratori, che ad oggi risultano in cassa integrazione con causale Covid 19 e che terminerà il prossimo 30 giugno 2021.
Per tali ragioni riteniamo necessario superare l’attuale fase, legata agli ammortizzatori sociali con causale Covid 19, attraverso un utilizzo di strumenti di sostegno al reddito vincolati alle prospettive dei futuri assetti impiantistici, al piano industriale e ambientale.
Non si può ambire ad una transizione ecologica – concludono la lettera Fim Fiom e Uilm – senza tener in considerazione alcuni aspetti fondamentali come la salvaguardia dei livelli occupazionali, contenuta all’interno dell’accordo del 6 settembre, ed un’integrazione salariale per traghettare le fasi previste dal futuro impianto industriale”.