Fermati due scafisti per lo sbarco di 220 migranti

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Sono stati individuati ed arrestati i presunti scafisti di due gommoni carichi di migranti tratti in salvo il 22 aprile scorso dal Pattugliatore P. 03 Denaro del Gruppo Aeronavale di Taranto, impiegato nel rafforzamento del dispositivo aeronavale della Guardia di Finanza nello Stretto di Sicilia e nel Mar Libico.
In due distinte operazioni di soccorso, condotte in acque internazionali a circa 40 miglia al largo delle coste libiche, erano state fermate le due imbarcazioni di circa 14 metri ciascuna e tratte in salvo complessivamente 220 persone, 198 uomini, 16 minori e 6 donne, tutte originarie dell’area sub-sahariana provenienti da Senegal, Gambia e Nigeria.
I gommoni sui quali viaggiavano i migranti erano assolutamente inadeguati ad affrontare la traversata del Canale di Sicilia, tant’è vero che entrambi si sono inabissati subito dopo il soccorso. A bordo degli stessi erano, inoltre, presenti numerose taniche di benzina che avevano pericolosamente disperso carburante anche all’interno degli scafi. Durante il tragitto verso il porto di Catania, il pattugliatore della Guardia di Finanza è stato raggiunto da altre motovedette del Corpo con a bordo personale medico, interpreti e militari del G.I.C.O. di Catania. Contemporaneamente alle operazioni di primo soccorso quindi, sono stati avviati riscontri tesi a individuare gli scafisti, partendo dalle immagini registrate dagli operatori di bordo e ricostruendo i momenti appena precedenti l’intervento di salvataggio.
Le attività del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Catania – proseguite a terra sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica, hanno consentito di acquisire gli elementi necessari all’emissione dei due provvedimenti di fermo eseguiti nei confronti di altrettanti soggetti accusati di aver condotto i due gommoni, ritenuti responsabili dell’illecito traffico.
Si tratta di un 29enne di origine senegalese, con un’imponente struttura fisica dovuta alla pratica della lotta greco-romana, il quale ha confessato il proprio ruolo di scafista, e di un 31enne di origine nigeriana, anch’egli con una prestante struttura fisica.
Sono stati gli stessi migranti a permettere ai militari di individuare i due raccontando particolari del viaggio: hanno descritto le condizioni inumane in cui erano detenuti in una struttura recintata di Tripoli e riferito il prezzo versato per la traversata pari a 1500 dinari, corrispondenti a circa 1000 euro.