Fanghi industriali usati in agricoltura: indagati 8 AQP ed Aseco

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Una prolungata attività d’indagine, avviata d’iniziativa dai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Lecce al comando del maggiore Nicola Candido, ha portato all’ esecuzione di un decreto di sequestro preventivo, emesso dal Gip del Tribunale di Lecce, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, di circa mille metri cubi di ACM (ammendante compostato misto) per uso agricolo.
Secondo quanto accertato dai militari del NOE e successivamente confermato dalla consulenza tecnica disposta dal pubblico ministero, Elsa Valeria Mignone, quell’ammendante è da considerare a tutti gli effetti un rifiuto, e come tale va gestito: prodotto presso l’impianto di compostaggio di contrada “Lama di Pozzo”, a Ginosa (Ta), e destinato ad essere commercializzato da “Aseco Spa”, società di proprietà dell’Acquedotto Pugliese, è infatti composto da fanghi derivati da reflui di zone industriali ed artigiane, e non solo da fanghi provenienti dagli impianti di depurazione gestiti da AqP ed a servizio dei comuni di Bari, Bisceglie, Barletta, Altamura, Monopoli, Noci, Santeramo In Colle, Molfetta, Acquaviva delle Fonti, Gioia del Colle, Sammichele di Bari, Trani, Putignano, Conversano, Corato, Castellana Grotte, Canosa Di Puglia, Turi, Locorotondo, Alberobello, Polignano a Mare, Mola di Bari, Minervino Murge; inoltre, a seguito di analisi, è stato accertato contenere elevate concentrazioni di metalli ed idrocarburi totali che lo rendono inidoneo alla commercializzazione ed all’utilizzazione in agricoltura, poiché è rilevante il rischio di inquinamento delle matrici suolo ed acqua sotterranea.
Le posizione di otto dirigenti, fra “Acquedotto Pugliese” ed “Aseco spa”, sono ora al vaglio dei magistrati della DDA di Lecce competenti in quanto l’ipotesi di reato più grave, al momento contestata, è quella dell’attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, a cui si aggiunge anche quella della gestione illecita di rifiuti.