Di Verbello, Belsole di “storie di paese”. Intervista a Flavio Lucibello
Verbello è un paese desolato; Belsole vive di un turismo florido: sono due paesi nati dalla mente creativa di Flavio Lucibello e che l’autore colloca sull’Appennino centrale, ma si ispirano a qualcosa che conosciamo da molto vicino. Con una sottile ironia, infatti, l’autore analizza le vicende politiche che hanno attraversato gli ultimi decenni della nostra Storia italiana.
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il creatore di questo mondo immaginario.
Flavio, il tuo libro è divertente, atipico, ironico. Voglio chiederti: qual è la genesi di “Verbello e Belsole, solo storie di paese”?
Nella mia pagina autore (illupocerviero.it) pubblico periodicamente dei racconti brevi che tutti possono leggere. Per la prima volta pubblicavo un racconto umoristico, che metteva un po’ in ridicolo alcuni aspetti della politica e della nostra realtà contemporanea. L’idea è nata dopo aver letto alcuni commenti a uno di questi racconti, che è il primo di quella che poi è diventata la saga di Verbello e Belsole. Mi sono accorto che il messaggio arrivava e, in più, le persone si divertivano.
Verbello e Belsole rappresentano due paesi immaginari, ma che in qualche modo rispecchiano degli scenari locali. A quali luoghi ti sei ispirato nella creazione di questi mondi ?
Sono due paesi immaginari dell’Appennino centro-meridionale, ma le stesse dinamiche potremmo trovarle in tutta Italia. Il campanilismo esagerato è una caratteristica ancora molto forte nei nostri paesi. Ci sono inimicizie millenarie che si trascinano ancora oggi e, benché anacronistiche, condizionano persino la crescita di un territorio. E anche amministrazioni locali molto “originali” nelle loro scelte, abbondano, non c’è che da guardarsi intorno.
Le località, tuttavia, hanno l’intento di analizzare il quadro politico italiano degli ultimi decenni. Quanto è stato intenso il lavoro di “sovrapposizione” tra realtà e immaginazione, quotidianità e creatività?
Ho attinto a piene mani dalle mie esperienze personali nell’incontro con il mondo della politica e delle amministrazioni locali. Ho incontrato personaggi che farebbero impallidire l’Assessore Briganti quanto a scellerataggine. E devo dire che, proprio questi personaggi così grotteschi, arroganti e profondamente disonesti, a cui deleghiamo il nostro futuro, mi hanno spinto a scrivere racconti per ridere di loro, seguendo il motto anarchico: “Una risata vi seppellirà”. L’umorismo può combatterli, metterli in ridicolo è come esorcizzare un demone, il demone della cattiva politica. In fondo, ho illustri predecessori ai quali mi sono molto umilmente ispirato; si pensi al “Fanfani rapito” di Dario Fo, o all’arcinota saga di Don Camillo e l’Onorevole Peppone.
Questo romanzo parla di paradossi, di follia, donando al lettore la possibilità di riflettere, ma di farlo attraverso l’ironia. Pensi che l’ironia sia la vera chiave per catturare l’attenzione dei lettori e lasciare il segno?
Sì, ho verificato che funziona. C’è bisogno di allentare la tensione ma senza perdere d’occhio la realtà. Siamo sotto pressione su molti fronti ogni giorno, ridere sulle nostre disgrazie, come dicevo, è un modo per esorcizzarle.
A chi consiglieresti la lettura de “Verbello e Belsole, solo storie di paese”?
A tutti quelli che combattono ogni giorno contro questa deriva di ignoranza mista ad arroganza che regola le nostre giornate. A quelli che cercano una rivincita ma, in attesa di averla, vogliono passare qualche ora senza doversi preoccupare del “ politically correct ” e farsi quattro risate.
Quale messaggio vorresti trasmettere ai tuoi lettori?
A chi vive con frustrazione questo momento storico dico: ridiamoci un po’ su, in fondo questi mostri sono solo mostri di cartapesta. Pigliamo esempio dagli “eroici” paesani di Verbello, combattiamo i paradossi di questi anni anche con l’ironia, il senso del ridicolo li ridimensionerà.
Asia Pichierri