Depuratore Sava/ Manduria: torna lo scarico a mare? O sarà una nuova cattedrale nel deserto?

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Con parere “finale” del 24 settembre scorso il Comitato VIA di Regione Puglia ha ritenuto “NON ADEGUATI” ben 10 informazioni su 12 dello studio di impatto ambientale presentato da AQP S.p.a. relativo al “secondo stralcio” di opere (collettamento fognario e riutilizzo delle acque reflue depurate).
Intanto, il “primo stralcio” sta procedendo alacremente: impianto di depurazione di Urmo.
Per il “terzo stralcio” di opere, riguardante la raccolta, il collettamento e la depurazione delle acque delle marine di Manduria non è previsto nulla.
A fare il punto della situazione è l’Avv. Claudio Linzola che segue la vicenda per conto dell’associazione ‘Azzurro Ionio’, privati cittadini ed altre realtà associative che si oppongono al progetto di Aqp con localizzazione del depuratore consortile ad Urmo belsito.
L’avvocato Linzola riassume i punti più rilevanti:
– mancano i progetti del sistema di riutilizzo/distribuzione delle acque per uso irriguo;
– lo scarico sul suolo/sottosuolo non è conforme al codice ambiente;
– manca il monitoraggio degli effetti e delle influenze delle acque depurate nel bacino di Colimena;
– non sono stati rispettati una manciata di articoli del piano territoriale paesaggistico pugliese;
– manca la descrizione dei rischi in caso di calamità.
“I due procedimenti in corso (impianto di Urmo e sistema di riutilizzo dei reflui) sono geneticamente illegittimi.” afferma l’avvocato Linzola che ne spiega anche le ragioni:
E’ in corso di costruzione, sulla base di autorizzazione del 2009 ed una VIA del 2012, che prevedeva un progetto diverso, un impianto di trattamento acque ad Urmo per il quale non è ancora nemmeno previsto se e dove recapiteranno le decine di miglia di metri cubi di acqua depurata prodotte giorno dopo giorno.
Il progetto di depurazione delle acque dell’intero comprensorio Sava/Manduria/marine – che deve essere unico – è stato frazionato in tre “stralci”, in violazione del codice ambiente:
– il primo (impianto di Urmo) in fase di costruzione;
– il secondo (riutilizzo dei reflui depurati) bocciato;
– il terzo (collettamento e depurazione delle acque reflue prodotte nelle marine) ancora di là da venire (se ne parlerà per gli anni 2030).
Intanto l’impianto di Urmo sarà già largamente insufficiente, appena finito, perché non è progettato per depurare anche le immense quantità di acque reflue prodotte dalle marine di Manduria.

​La notizia della bocciatura dello studio di impatto ambientale delle opere del secondo stralcio apre nuovamente alla possibilità di un ritorno alla condotta sottomarina con grande preoccupazione delle popolazioni che hanno sempre combattuto questa soluzione.

Sulle capacità gestionali della Società i dubbi sono più che leciti. – afferma ancora l’avv. Linzola – Già solo gli episodi degli ultimi 3/4 mesi fanno tremare e disperare per il futuro. Solo nella fascia ionica ci sono stati sversamenti ‘accidentali’ di reflui, non depurati, provenienti da impianti gestiti da AQP a: Gallipoli, Torre Guaceto (riserva naturale), Marina di Lizzano (mare antistante la foce Fiume Ostone),
Marina di Pulsano e, di 2 giorni fa, Francavilla Fontana(Canale reale).
Il rischio (ovviamente sarà smentito da tutti) è che, con la bocciatura di questo “nuovo progetto”, AQP e Regione Puglia tornino alla carica con la soluzione dello scarico a mare.
Perché sono così tante, tali e tanto evidenti le lacune e le mancanze che la domanda viene spontanea: ma A.Q.P. s.p.a. non è in grado di elaborare un progetto completo? O, invece, questo è un progetto “suicida”, destinato cioè ad essere bocciato, così resterà solo la possibilità di scarico a mare
?”

Queste le iniziative che l’Associazione ‘Azzurro Ionio‘ intende intraprendere:

1) Nuova diffida al Presidente di Regione Puglia, questa volta perché – da subito – inibisca ad AQP (controllata al 100% da Regione Puglia) la prosecuzione dei lavori di Urmo; sospenda – subito – ogni procedimento (inutile ed illegittimo) e dirami – senza indugio – un avviso pubblico per permettere alla popolazione, alle associazioni ed agli interessati di formulare vere proposte alternative, in sede di revisione del Piano tutela acque (scaduto) che vengano prese in seria considerazione e non finiscano nel cestino.
In caso di risposta negativa:

2) esposto alla Procura della Corte dei Conti di Bari in quanto si stanno spendendo somme ingentissime per la realizzazione di un impianto di trattamento delle acque ad Urmo che nasce già insufficiente (le acque reflue delle marine continuano a finire, inquinate, nelle falde) e senza progetto sui recapiti finali delle acque reflue depurate.

3) esposto alla Commissione europea, Divisione Ambiente, in quanto Regione Puglia ha ottenuto nel 2012 che la procedura di infrazione comunitaria fosse archiviata dalla Commissione perché sarebbe stato approvato e realizzato un progetto, completo, e rispettoso dell’ambiente, per la depurazione delle acque di tutto il comprensorio di Manduria.
Senza dimenticare che ogni atto amministrativo che sarà approvato (e ad oggi nessuno osa approvare nulla) sarà impugnato al TAR Puglia.