Depuratore: il Movimento IDEA presenta interrogazione al MISE e Ministero Ambiente

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Mentre comitati, associazioni e rappresentanti di gruppi e partiti politici definiscono gli interventi e le azioni da porre in atto per scongiurare la ripresa dei lavori di costruzione del depuratore consortile per gli abitati di Manduria e Sava, la questione approda a livello nazionale in Parlamento grazie al senatore Gaetano Quagliariello, Presidente del Movimento Idea, che ha presentato un’interrogazione a risposta scritta, con l’idea di rompere il fronte di chi pretende di imporre al popolo l’attuale progetto del depuratore che si batte per la delocalizzazione dell’impianto e per scongiurare qualsiasi forma di scarico a mare, a tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini.
L’idea è quella di far diventare il caso del depuratore consortile in zona “Urmo” un’emergenza nazionale, perché questo territorio sinora è stato ignorato e dileggiato.

Questa è l’interrogazione a risposta scritta:

Al Ministro dello Sviluppo economico e al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – Premesso che:

nel 2004 l’Acquedotto Pugliese SpA predisponeva un progetto preliminare inserito nell’”Accordo di programma quadro per la tutela delle acque e gestione integrata delle risorse idriche” di realizzazione di un nuovo impianto di depurazione a servizio degli abitanti di Sava, Manduria e delle marine di Manduria (Taranto);

a seguito dell’analisi delle alternative riguardanti l’ubicazione dell’impianto di depurazione, gli enti coinvolti stabilivano che il sito dovesse essere posto in prossimità delle marine di Manduria;

con decreto n. 210/CD/A del 19 dicembre 2005, il commissario delegato per l’emergenza ambientale finanziava la costruzione dell’impianto per un importo di 11.360.000 euro, rinviando “l’assunzione di determinazioni in ordine all’importo necessario a finanziare la realizzazione della condotta sottomarina all’adozione del successivo provvedimento”, prevedendo lo scarico del nuovo impianto in battigia;

l’Acquedotto Pugliese SpA predisponeva, con prot. n. 2802 del 30 maggio 2006, un ulteriore progetto preliminare di realizzazione di un nuovo impianto di depurazione avente la previsione dello scarico in battigia;

nonostante numerosi atti presentati dalle amministrazioni locali limitrofe e da taluni cittadini, con deliberazione n. 1236 del 12 giugno 2012, la Giunta regionale pugliese confermava formalmente la volontà di realizzare l’impianto e l’intera rete di distribuzione;

Considerato che:

secondo i documenti a disposizione dell’interrogante, il suddetto depuratore sarebbe progettato per una portata fino a 10.080 metri cubi/giorno;

il codice dell’ambiente (decreto legislativo 152/2006) prevede il divieto di scarico sul suolo dei reflui depurati ad una distanza dal mare inferiore a 2,5 Km dal mare fino a 5.000 m3/giorno e il divieto di scarico ad una distanza inferiore a 5 Km per quantità fino a 10.000 m3/giorno;

a fronte della prima bozza di variante prodotta dall’Acquedotto Pugliese, che manteneva lo scarico a mare qualificandolo come procedura “di emergenza”, il Comune di Avetrana produsse uno studio tecnico di fattibilità che prevedeva l’arretramento del depuratore a più di 5 Km dal mare e l’eliminazione di qualunque ipotesi di scarico nelle acque marine;

in data 7 di aprile del 2017 la direzione del Dipartimento Infrastrutture e Ambiente della Regione Puglia verbalizzò ai rappresentanti dei Comuni di Manduria e Avetrana la possibilità, in capo ai medesimi Municipi, di approvare l’ipotesi migliorativa prodotta dal Comune di Avetrana;

pochi giorni dopo, il Consiglio comunale di Avetrana approvò il nuovo progetto mentre quello di Manduria, contrariamente alle attese, non deliberò nella direzione auspicata dalla popolazione, avviando i lavori poi bloccati dalle manifestazioni cittadine;

la successiva variante elaborata dall’Acquedotto Pugliese, con la previsione di trincee drenanti nell’area del depuratore e presso i terreni di masseria Marina (entrambi scarichi sul suolo posti rispetto al mare a meno della distanza prevista dalle norme) è stata anch’essa bocciata in sede di VIA (Valutazione Impatto Ambientale) dal Servizio Regionale di Gestione delle Risorse Idriche;

Considerato infine che:

da fonti stampa emerge la volontà da parte della società Acquedotto Pugliese SpA e della Regione Puglia di avviare ugualmente i lavori;

che tale progetto, se realizzato nella forma originaria, causerebbe emissioni odorigene inquinanti e maleodoranti, con relativi rischi per la salute, oltre il divieto di balneazione lungo l’arenile di altissimo pregio compreso tra Specchiarica e Chidro a causa della presenza di scarichi reflui inquinanti;

la realizzazione del progetto causerebbe un significativo deprezzamento delle migliaia di immobili ubicati nella zona turistica di contrada “Urmo” e della costa di Manduria, oltre che rischierebbe di vanificare qualsiasi sforzo volto allo sviluppo turistico balneare della fascia costiera.

Si chiede di sapere:

se siano a conoscenza di quanto esposto e se dispongano di nuove ed ulteriori informazioni al riguardo;

quali iniziative intendano assumere per evitare la costruzione di un’opera che violerebbe apertamente le disposizioni del Codice dell’Ambiente e metterebbe in pericolo la salute dei cittadini;

se, nell’ambito delle rispettive competenze, non ritengano opportuno sollecitare la Regione Puglia, di concerto con i Comuni di Manduria, Avetrana, Sava e Maruggio, a individuare soluzioni tecniche condivisibili che tutelino l’ambiente, l’ecosistema e che rispettino il dettato normativo del codice dell’ambiente;

se, nell’ambito delle proprie competenze, non ritengano opportuno attivare politiche ambientali atte al contrasto dell’intrusione marina e della costante desertificazione dei territori interessati, scongiurando il rischio concreto della compromissione dell’equilibrio ambientale.