Depuratore Manduria: un riuso ambientale che non convince. Le considerazioni di Cecilia De Bartholomaeis

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L’integrazione presentata da AQP SPA riguarda la richiesta di deroga al PPTR per alcune opere ricadenti in zone vincolate. La richiesta viene fatta ai sensi dell’art.95 delle NTA del PPTR , in quanto si tratta di opere pubbliche e di pubblica utilità.

L’autorizzazione viene concessa in deroga a due condizioni: che le opere in oggetto siano compatibili con gli obiettivi di qualità di cui all’art. 37 e non abbiano alternative localizzative e/o progettuali. Le opere interessate dai vincoli, oltre alle varie condotte da e per il depuratore, sono in particolare l’area Buffer , sita in località Marina, della quale si prevede il completamento con la creazione di 4 bacini di accumulo delle acque affinate, e il collettore di scarico al Bacino di Torre Colimena. Quanto alla prima condizione,trattandosi di opere interrate, i progettisti ritengono che in nessun modo esse interferiscano con gli obiettivi di qualità e le linee guida presenti nel PPTR per le aree interessate. La mia opinione è diversa, in particolare riguardo alla pretesa di far passare lo scarico finale nel Bacino di Torre Colimena come una forma di “riuso ambientale”, tesa addirittura a migliorare la qualità delle acque del Bacino stesso. Il Bacino e le opere idrauliche ad esso afferenti furono realizzati negli anni ’50 del secolo scorso con lo scopo di salinizzare le acque palustri dell’area, grazie all’ingresso, a seguito dei moti di marea, delle acque marine, onde impedire lo sviluppo di vegetazioni infestanti e di larve anofeliche. Ora i progettisti affermano che le acque del Bacino presentano una situazione di criticità, che l’immissione dei reflui in uscita dal depuratore (acque dolci) potrà mitigare;che si potrà attivare/disattivare il recapito nel Bacino in funzione della variabilità dei parametri di salinità, temperatura, ossigeno, clorofilla, torbidità delle sue acque. Affermano però che ad oggi non si possono stabilire i valori-soglia rispetto ai quali attivare o disattivare il recapito e lo si potrà fare solo in fase di esercizio. Questa affermazione risulta contraddittoria rispetto alla reale funzione del recapito,che in realtà non è solo complementare , ma anche alternativo e di emergenza. Non si comprende infatti come si possa regolamentare il recapito nel Bacino, sulla base delle esigenze ambientali dello stesso, dal momento che dovrà sopperire ad un eventuale danno alla condotta di adduzione al Buffer, accogliere le acque eccedenti di un eventuale troppo pieno,di una richiesta per usi irrigui inesistente, di usi civili ed industriali allo stato neppure ipotizzabili. Di conseguenza questa scelta ci sembra molto difficilmente conciliabile con gli obiettivi di qualità previsti dal PPTR, Elaborato 5.8 (Arco Ionico-tarantino) Sezione C.2, in particolare a fronte delle tante possibili evenienze previste nel “Disciplinare di gestione di emergenza”, ai sensi del R.R. n.13, del 22/05/2017, in cui i progettisti passano ad esaminare i vari livelli di emergenza, tra cui quelli di Alta Gravità ( Livello 3). In questi scenari, improbabili ma non impossibili, e comunque non prevedibili né quantificabili, vale a dire:” incendi, alluvioni, black-out, versamento accidentale di sostanze pericolose e non pericolose, arrivo di scarichi anomali in qualità e/o qualità tali da non poter essere trattati o gestiti, arrivo di ​carico idraulico tale da non poter essere equalizzato o controllato”, in ciascuno di questi scenari (che ci si augura si presentino solo di giorno, poiché l’impianto non sarà presidiato in ore notturne) sarà inevitabile “ l’inosservanza dei limiti di emissione allo scarico” che “seguiranno un periodo in cui i valori autorizzativi saranno derogati dalle autorità e dagli enti di competenza e avrà durata fino alla risoluzione dell’anomalia”. Per tutto questo periodo, quale sarà dunque il livello di depurazione dei reflui conferiti al Bacino, chiamato a svolgere a tutti gli effetti la funzione di scarico emergenziale? Quanto poi all’altra condizione che rende possibile la deroga al PPTR, cioè la mancanza di alternative localizzative e progettuali,assistiamo al solito salto mortale all’indietro dei tecnici di AQP, che oggi assumono a giustificazione delle attuali scelte progettuali quello che fino all’altro ieri negavano ferocemente: che lo scarico diretto dei reflui in mare altera lo stato di salinità, trasparenza e temperatura delle acque marino-costiere, tanto da ritenere irrinunciabile la premiscelazione con le acque salmastre del Bacino. Tanto contraddittorie e raffazzonate sembrano le argomentazioni dei progettisti che vien fatto di chiedersi a che gioco stiano giocando e quale sia in realtà lo scopo che vogliono raggiungere.

Cecilia de Bartholomaeis