Depuratore Manduria – Sava: Il Ministero dell’Ambiente attende la Commissione UE

Condividi

Sulla questione del progetto alternativo allo scarico a mare del depuratore consortile Manduria – Sava, il Ministero dell’Ambiente decide di attendere il responso della Commissione UE che,
entro la fine dell’anno, dovrebbe licenziare una linea guida tecnica contenente i criteri per il riutilizzo delle acque reflue depurate riguardante “I Requisiti Minimi di qualità per il riuso delle acque a fini irrigui e di ricarica della falda”. La “Telenovela” scarico a mare si arricchisce di nuove puntate. Nella nota, diffusa dal Prof. Mario Del Prete, il Ministero evidenzia che “le disposizioni normative attualmente vigenti non consentono l’utilizzo di acque reflue, ancorché opportunamente depurate per il ravvenamento delle falde idriche e che lo scarico alternativo… deve conformarsi alle modalità previste dalla normativa attualmente in vigore”. In sostanza non essendo stata effettuata la variazione del piano di tutela delle acque, viene al momento messa in dubbio la possibilità di scarico al suolo, mentre è concesso l’uso dei reflui per l’irrigazione. Si evince, quindi, che se non interverrà alcuna modifica normativa è reale il rischio dello scarico per gestire il troppo pieno. Quella del Ministero non è una nota definitiva che sancisce il no allo scarico a mare, sebbene sia stata evidenziata pure la situazione di malcontento delle popolazioni rispetto alla realizzazione di una condotta sottomarina. La posizione del Ministero sembra non essere una novità per il prof. Mario Del Prete che lamenta l’esclusione delle comunità locali dagli incontri tenuti presso il Ministero dai dirigenti dell’Acquedotto Pugliese e della Regione Puglia. E sembrano ritornare dunque le vecchie posizioni di AQP e di alcuni dirigenti regionali. Ma non ci sono dubbi, non si torna indietro, dice il Prof. Del Prete che rappresenta tutti gli ambientalisti che in questi anni si sono battuti per salvare il mare dallo scarico del depuratore :“O si trovano i modi più convenienti di scarico al suolo oppure si cambia il sito del depuratore.”

Questa notizia si somma e, sicuramente, dà un peso diverso all’altra notizia diffusa qualche giorno fa da alcuni organi di stampa secondo cui l’Acquedotto Pugliese avrebbe deciso di ricorrere al tribunale Amministrativo di Lecce, contro la determina n° 2 del 26 aprile 2016 emessa dalla Capitaneria di Porto di Taranto. Tale ricorso è stato inviato anche al Comune di Manduria. Si tratta del provvedimento con cui la Capitaneria di Porto ha espresso un chiaro diniego alla richiesta avanzata dall’AqP di consegna per uso pubblico di aree demaniali destinate alla posa di opere di urbanizzazione cioè la condotta a servizio del depuratore consortile. Si chiede in pratica al Tar di fare annullare il no che ha pronunciato la Capitaneria di Porto di Taranto. Non è chiaro di quale condotta si stia parlando anche se la Capitaneria di Porto ha competenza nelle zone marine.
Altra vicenda quella degli espropri inviati ai proprietari dei terreni lungo il tracciato della condotta, allarme che rientrò dopo i chiarimenti del Presidente Emiliano che addebitò tale “incidente” a solerti e zelanti funzionari che ignoravano le decisioni assunte ufficialmente con le popolazioni di Manduria ed Avetrana
Tanti piccoli segnali, insomma, che se non allarmano, invitano, però, ad alzare la soglia di attenzione.