Depuratore Manduria Sava. I Verdi: “non resta che spostare il sito”

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“Come abbiamo sempre affermato, i cinque chilometri dalla costa vincolano lo scarico in mare.” I Verdi di Manduria vanno dritti al punto che potrebbe garantire la soluzione di tutto il problema legato allo scarico a mare del depuratore che il Ministero dell’Ambiente nella sua ultima nota non avrebbe del tutto escluso.
“Per noi Verdi, il progetto non era emendabile solo nella parte riguardante la destinazione finale dei reflui, ma andava rigettato in toto, a cominciare dalla sua localizzazione. Ed ora che cosa resta da fare se non pretendere lo spostamento del sito, come si sarebbe dovuto fare sin dal principio e in tutti questi anni?
Il Ministero all’Ambiente ha reiterato il suo “no” all’ipotesi di riversare in pozzi sperdenti eventuali reflui depurati, provenienti dal costruendo depuratore consortile di Manduria e Sava. La risposta alla richiesta, inviata dalla Regione Puglia, ricalca alla lettera quella fornita all’amministrazione di Avetrana in data 20 Giugno 2012 e che in tanti, da allora in poi, hanno finto che non esistesse: la normativa in vigore non lo consente. Sulla concessione di una deroga ad essa sono stati costruiti progetti alternativi allo scarico in mare, infiniti dibattiti, dichiarazioni rassicuranti, manifestazioni, campagne elettorali e fortune politiche.”
“Chi come noi Verdi sommessamente ricordava la già nota posizione del Ministero, nonché gli ostacoli frapposti dalla legislazione vigente, – rimarcano gli esponenti del partito dei Verdi di Manduria – veniva additato al pubblico ludibrio come partigiano del male, ignorante o addirittura invidioso (non si capisce bene di che cosa).
Ora anche quest’ultima ipotesi di modifica del recapito finale viene a cadere, come era ampiamente prevedibile, e si dimostra ancora una volta che, come abbiamo sempre affermato, il progetto non era emendabile solo nella parte riguardante la destinazione finale dei reflui, ma che andava rigettato in toto, a cominciare dalla sua localizzazione, perché è proprio il suo posizionamento entro i cinque chilometri dalla costa che vincola allo scarico in mare. Purtroppo, amministratori, comitati, esperti, di ieri e di oggi, si sono mostrati condiscendenti ai dictat di Aqp e Assessorati Regionali, che hanno imposto che di delocalizzazione non si potesse nemmeno incominciare a discutere, con la motivazione (falsa) che non ci fosse tempo per una nuova procedura di VIA. Intanto anni e anni sono trascorsi e un nuovo iter a quest’ ora si sarebbe ampiamente concluso. Ricordiamo, en passant, che la VIA concessa sarebbe da tempo scaduta se una modifica legislativa apportata dal governo Renzi non ne avesse opportunamente prorogato la validità .
Ora la comunicazione del Ministero, riconoscendo ancora una volta l’esistenza di un problema di salinizzazione delle falde acquifere nella nostra regione, si conclude facendo riferimento ad una nuova Direttiva europea sulle acque, di cui per la verità sentiamo parlare da anni, che dovrebbe poi essere recepita dal Parlamento italiano, in tempi difficilmente prevedibili. Temiamo che questo autorizzi un nuovo giro di giostra, con promesse ed illusioni distribuite a piene mani, perché vale ormai il principio che il pubblico debba essere imbonito, blandito, manipolato, ma non informato sulla realtà dei fatti. Intanto Aqp prudentemente non si astiene dal far valere i propri presunti diritti in sede giudiziaria.
Ed ora – concludono i Verdi – che cosa resta da fare se non pretendere lo spostamento del sito, come si sarebbe dovuto fare sin dal principio e in tutti questi anni?”

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