Datteri nelle pescherie anche a Torre Colimena: 46 indagati

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Sono complessivamente 46 gli indagati coinvolti nell’inchiesta, diretta dal sostituto procuratore

Mariano Buccoliero, su un presunto giro illegale di datteri di mare finiti sui banconi e sulle tavole di pescherie e ristoranti locali. Gli indagati in questi giorni stanno ricevendo l’informazione di garanzia. Le accuse, mosse a vario titolo, vanno da associazione per delinquere aggravata, distruzione e deturpamento di bellezza naturali, inquinamento ambientale, disastro ambientale, violazioni delle norme in materia di pesca e ricettazione.

Secondo quanto emerso, diversi gruppi di pescatori avrebbero fatto razzia della scogliera per rifornire pescherie e ristoranti del pregiato mollusco, la cui cattura è vietata in Italia dal 1998.
A capo della presunta associazione per delinquere, secondo la procura, c’era il tarantino Cataldo Resta, 48 anni. Il reato associativo è contestato anche a Giuseppe Bellacicco, 47 anni, Gustavo Mancini, 63 anni, Giorgio Venneri, 30 anni e Giuseppina Zonile, 56 anni.

L’estrazione e la commercializzazione della specie protetta denominata “dattero di mare” (lithophaga lithophaga), che vive incastonato nelle scogliere, avviene attraverso la demolizione della roccia cagionando così un grave danno alla biodiversità presente nel tratto di mare interessato, nonché l’alterazione grave ed irreversibile dell’ecosistema marino ivi esistente, il tutto in area sottoposta a vincolo paesaggistico. Messo in commercio, un chilo di datteri può valere tra cinquanta e sessanta euro.


Al di fuori dell’associazione contestata ai cinque, altri pescatori operavano, secondo gli investigatori, nello stesso settore, chi con incarichi operativi, cioè il martellamento della costa per estrarre i molluschi, e chi invece incaricato di vendere e consegnare il pescato a banchi di vendita per strada, pescherie e ristoranti.
Accusati di inquinamento e disastro ambientale e deturpamento o distruzione di bellezze naturali Antonio Volpe, 50 anni, Vincenzo Galeone, 39 anni, Domenico Alpino, 56 anni, Emanuele, Fabio e Michele Delli Noci, rispettivamente di 48, 41 e 21 anni.

L’inchiesta si basa sopratutto sulle informazioni raccolte dagli investigatori nel corso di appostamenti svolti nell’estate del 2017. Il pescato proveniva per lo più dalle scogliere di San Vito e Punta Rondinella, irrimediabilmente danneggiate dai pescatori.
I frutti di mare vietati finivano sui banchi di vendita di via Cariati in città vecchia, al mercato Fadini, nelle pescherie in città arrivando fino a Torre Colimena, Francavilla Fontana e Mesagne ma anche sulle tavole di insospettabili e rinomati ristoranti di lusso.
Sono più di trenta i rivenditori, fra titolari di pescherie, banchetti e ristoranti che ora rischiano un processo per ricettazione.