CNI su Ilva: il governo dica quante risorse vuole impegnare

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Sia nel caso si ipotizzi la chiusura dello stabilimento sia si scelga la continuazione dell’attività a Taranto, nessuna soluzione può essere seguita senza una precisa e trasparente definizione delle disponibilità economiche e finanziarie utili a coprire l’operazione di bonifica o rilancio.
Il consiglio Nazionale degli Ingegneri interviene sul caso Ilva chiedendo al Governo chiarezza sulle scelte e sulle risorse economiche che le rendano possibili ed impegnandosi a trattare la questione in un prossimo seminario di studi e portarla all’attenzione del prossimo congresso nazionale.
“La paura che ci assale è quella che tutto sarà abbandonato a se stesso”, spiega senza mezze misure Antonio Curri, Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Taranto. “Se diciamo che lo stabilimento deve chiudere perché non è competitivo bisogna poi verificare la quantità di fondi indispensabili a bonificare l’area. Le cifre da reperire sarebbero piuttosto alte senza contare che occorrerebbero circa 20 anni per completare l’opera” dice ancora Curri che mette a fuoco anche le difficoltà della seconda ipotetica chance, “Se diciamo invece che si deve continuare a produrre è necessario indicare in modo trasparente e concreto i fondi da impegnare per una ripartenza sostenibile, dal punto di vista economico ed ambientale”.
Nel corso della recente Assemblea Nazionale del Cni dedicata al lavoro, la questione Ilva non è passata sotto silenzio, al contrario “è stato preso un impegno da parte della categoria a discutere del caso anche in occasione del Congresso previsto nel prossimo autunno a Venezia, preceduto da un seminario di studio – chiarisce il Consigliere Angelo Mas – incentrato sul rapporto sviluppo industriale – tutela del patrimonio ambientale. Questione cruciale, questa, per un settore come quello siderurgico – dichiara ancora Masi – che vede impiegate circa 20mila unità produttive in tutto il Paese”.
Nel corso dell’Assemblea intanto, sia il Presidente del Cni Armando Zambrano che il Vice Presidente Vicario Fabio Bonfà, hanno sottolineato come appaia urgente “progettare una nuova visione strategica dell’industria italiana”, specie nel settore dell’acciaio, particolarmente colpito dalla crisi economica e dal danno ambientale procurato ai territori. La questione torna ad essere quella di partenza: dopo aver capito se in Italia è opportuno o meno investire nella produzione di questo materiale, considerata la concorrenza dei mercati stranieri e i minori costi di produzione nei paesi asiatici, è necessario definire al più presto dove e come reperire le risorse per accompagnare l’eventuale piano di sviluppo o di exit strategy.

ING TA