Campomarino di Maruggio come Rimini, ma il modello romagnolo non piace a tutti

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Campomari..mini. E’ il nome che hanno coniato per indicare l’evoluzione di Campomarino di Maruggio che è divenuto ormai un luogo balneare votato quasi esclusivamente al business.

C’è chi ammira la capacità di aver inseguito in questi anni il modello delle città romagnole che attraggono un gran numero di turisti. Ma è proprio questo tipo di turismo che si vuole ottenere? E soprattutto sono tutti contenti? A quanto pare proprio no.
C’è chi ha scelto ormai da decenni questa località balneare per la bellezza del mare, la salubrità dell’aria fuggendo dalle città caotiche del Nord Italia. Ora però si ritrova una Campomarino diversa, votata al business ma che resta deficitaria nei servizi essenziali. E’ il rammarico espresso da un gruppo di proprietari di abitazioni della marina che hanno contattato la nostra redazione per esprimere le proprie considerazioni sul cambiamento che non riescono proprio ad apprezzare. “Ma davvero avevamo bisogno di queste attrazioni, visto che c’è ancora tanto da fare?” affermano iniziando a raccontarci tutto quello che non va.
Le spiagge più belle sono state date in concessione ai privati. Complessivamente sono 7: 2 stabilimenti balneari e 5 lidi, a tre dei quali è stato concesso l’ampliamento dell’area a disposizione prima causa covid, poi per erosione della spiaggia. Così, quanti hanno acquistato una casa al mare, si ritrovano a non poter usufruire neanche della spiaggia di pertinenza della propria abitazione.
Le spiagge libere sono ridotte spesso in aree dove insistono gli scogli: pensate la difficoltà di una persona con disabilità…a meno che non vada a pagare lettino ed ombrellone.
Non ci sono scali di alaggio. Chi è appassionato di nautica da diporto non può utilizzare lo scalo di Campomarino, a causa di fondali troppo bassi e pieni di alghe in putrefazione.
A ridosso del scalo è stata, tra l’altro, collocata una ruota panoramica, attrazione che non riscuote il successo auspicato e, spesso, gira a vuoto considerato che, anche questa, è a pagamento. Inaccessibile per i diportisti anche l’ex area della Vecchia Tonnara a causa della chiusura degli accessi ad opera della nuova proprietà che ha acquistato tutti i terreni confinanti con le aree demaniali. Resta la possibilità di utilizzare il porto turistico di Campomarino pagando però il posto barca…senza alcun altro servizio?  Ora, dopo le immancabili macchine da scontro in spiaggia, e luna park più avanti che rosicchia sempre più spazio al cordolo dunale confinante, la ciliegina sulla torta è l’Acqua Splash. Sono stati gettati sui fondali alcuni piloni di cemento per ancorare mega gonfiabili che occuperanno un’area demaniale di circa 160 mq con annesso specchio acqueo di circa 2.162mq: un gran divertimento, ma anch’esso solo per chi potrà spendere. La polvere, intanto, resta sotto il tappeto, anzi in questo caso, sotto la bandiera blu che in molti si chiedono se sia proprio meritata. Poco importa se tra due mesi quei piloni di un metro e mezzo di cemento saranno recuperati: il fondo del mare è vivo e tutto contribuisce a danneggiare la posidonia. Così come parte delle dune e delle pinete “sacrificate” per far posto alle strutture o ai parcheggi selvaggi. Senza parlare dell’abbandono dei rifiuti sulle spiagge ormai una piaga anche per Campomarino. E non si fa nulla per togliere ai villeggianti queste cattive abitudini.
Ed è giusto ricordare come, ancora oggi, i servizi primari non sono garantiti: dall’assenza di rete fognaria sopperita dalle fosse IMOF, all’acquisto periodico di cisterne di acqua potabile per l’assenza di rete idrica. E a fronte di esosi esborsi di tasse, non si può neanche disporre dei numeri civici.

La preoccupazione resta per l’ambiente, e non passano inosservati gli attacchi sistematici a quel poco di natura che è rimasta. Business e ambiente quasi sempre non vanno a braccetto…al contrario l’ambiente è la prima vittima di chi punta al profitto. E chi controlla se tutto è stato fatto in regola? E anche quando i controlli si fanno, come accaduto per le operazioni di dragaggio effettuate quest’inverno, perché non far conoscere subito se le acque o la sabbia siano state inquinate ? E’ adesso che i bambini e le famiglie frequentano quei luoghi, dopo l’estate sarà troppo tardi.

Al di là delle apparenze, dunque,  c’è il malcontento di chi non si fa manipolare dalle operazioni ad effetto e dalla propaganda in grado di influenzare la percezione della realtà dei più.  

Patrizia Quaranta