Brindisi. Ceneri Centrali Enel. UE: Decisione spetta alle Autorità Nazionali

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La Commissione Ue ha risposto ad un’interrogazione degli eurodeputati del M5s Piernicola Pedicini e Rosa D’Amato, sulla vicenda della centrale termoelettrica Enel di Brindisi finita sotto inchiesta
a settembre 2017, per aver venduto ceneri da combustione pericolose per l’ambiente e la salute pubblica ai cementifici Cementir di Taranto, Colacem di Galatina e Italcementi di Matera.

Nella risposta, la Commissione ha scritto che “in assenza di criteri europei o nazionali di cessazione della qualifica di rifiuto per le ceneri in questione, spetta alle autorità nazionali decidere caso per caso se alcuni rifiuti abbiano cessato di avere tale qualifica ai sensi della direttiva 2008/98/Ce” (tale direttiva stabilisce misure volte a proteggere l’ambiente e la salute umana dagli impatti negativi della produzione e della gestione dei rifiuti).

L’organismo esecutivo di Bruxelles ha inoltre specificato che “la decisione 2014/955/Ue della Commissione relativa all’elenco dei rifiuti, stabilisce i codici di identificazione per classificare i rifiuti secondo la fonte e il tipo di materiale. I codici sono impiegati per classificare le ceneri prodotte da impianti termici che utilizzano combustibili convenzionali, compresi il carbone e le ceneri leggere prodotte dal coincenerimento nonché i rifiuti non specificati altrimenti”. Oltre a questo, la Commissione Ue ha concluso la risposta fornendo una serie di riferimenti tecnici riferiti al rispetto della suddetta direttiva 2008/98/Ce.

Pedicini e D’Amato avevano chiesto alla Commissione Ue di spiegare come intendeva evitare l’immissione sul mercato di ceneri contenenti sostanze pericolose e quali sono i codici dei rifiuti da attribuire alle ceneri da combustione, sia nel caso di combustibili tradizionali, che nel caso di combustione di carbone e Css (combustibili solidi secondari).

“Rispetto all’inchiesta della magistratura, – aggiungono in una nota i due europarlamenti pentastellati – la Procura di Lecce sta indagando per stabilire se tali ceneri siano state illegalmente classificate con codici dei rifiuti diversi da quelli che andavano indicati, considerato che le ceneri derivavano da combustione o incenerimento contenenti nichel, vanadio e ammoniaca, e che quando vengono utilizzate nei cementifici sono pericolose per l’ambiente e la salute pubblica, oltre che influiscono sulla resistenza meccanica del cemento.”

L’inchiesta vede tuttora indagate, per il filone di indagine avviato a settembre scorso, 31 persone tra dirigenti di Enel Produzione e Cementir Italia spa, nonché ex titolari, ex e attuali commissari e direttori dell’Ilva di Taranto, ora in amministrazione straordinaria: l’accusa è di traffico illecito di rifiuti e attività di gestione dei rifiuti non autorizzata in relazione alla vendita di ceneri e loppa d’altoforno. Nello specifico, a seguito del provvedimento dei settembre 2017, la Procura bloccò 523 milioni di euro ritenuti l’ingiusto profitto incassato dall’Enel che avrebbe venduto e non smaltito le ceneri.

Si precisa infine, che la legge consente ai cementifici l’utilizzo delle ceneri provenienti dalla combustione del carbone ma non consente l’utilizzo anche di ceneri provenienti da olio combustibile denso e gasolio. Enel invece avrebbe mescolato le tre tipologie di ceneri per evitare di sostenere i costi di smaltimento delle ceneri contaminate da sostanze pericolose come nichel, vanadio e ammoniaca.