Articolo Uno: Quale futuro per il Giannuzzi dopo il covid?

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E’ in calo, fortunatamente, il numero di pazienti ricoverati all’Ospedale di Manduria negli ultimi mesi interamente convertito per la cura dei malati covid Hospital…e già si discute su quale potrà essere il futuro di questa struttura tra

aspettative e promesse “risarcitorie” che hanno reso meno insopportabile il sacrificio di rimanere temporaneamente scoperti da importanti servizi sanitari per contribuire all’emergenza coronavirus. In una lettera aperta al Presidente della Regione Puglia, all’Assessore del Dipartimento Promozione della Salute, al Sindaco del Comune di Manduria, al Direttore Generale ASL Taranto, ai cittadini tutti, Articolo Uno di Manduria fa il punto della situazione chiedendo che siano fornite risposte chiare sul futuro che attende l’ospedale Giannuzzi nella situazione di post pandemia che ormai si sta iniziando a delineare.

Nella provincia jonica il Presidio Ospedaliero di Manduria, tra i presidi periferici, è quello che ha maggiormente contribuito alla cura e all’ assistenza dei pazienti affetti da Covid 19. La struttura, totalmente azzerata nelle sue specialità e servizi sanitari, ha visto come ultima, in ordine cronologico, la chiusura della degenza del reparto di Nefrologia. Dalle dichiarazioni del sindaco, emerse dai vari incontri pubblici con il Dg della Asl Taranto, la chiusura doveva essere temporanea e finalizzata al recupero di poche unità di personale sanitario, medici e infermieri, da impiegare nei reparti covid. Dal momento in cui è stato trasformato in ospedale dedicato esclusivamente al covid il presidio manduriano ha sempre lavorato a pieno regime, cosi come più volte portato alla ribalta dalle cronache e dalle immagini costantemente pubblicate dai media, delle ambulanze in coda al pronto soccorso in attesa di poter collocare i pazienti covid. Questa situazione non ha fatto altro che rafforzare le già evidenti difficoltà in cui versava quotidianamente il presidio andando a gravare totalmente sulle spalle dei pochi operatori sanitari in servizio. A questo punto è importante ricevere risposte chiare sul futuro che attende l’ospedale Giannuzzi nella situazione di post pandemia che si sta iniziando a delineare. Saranno ripristinate tutte le specialità precedentemente attive? Se così accadrà, sarà garantito un numero adeguato di figure professionali mediche a garanzia dell’assistenza e della cura in sicurezza del paziente? Si tenga presente che il bacino di utenza del versante Orientale è sovrapponibile, se non addirittura superiore, a quello di altri nosocomi della stessa provincia tarantina, dovuto proprio alla sua collocazione geografica. La grave situazione di inefficiente rete stradale condanna poi ulteriormente l’utenza che necessita di cure altamente specialistiche presenti solo negli ospedali hub. Si ricordi anche che in seguito al riordino ospedaliero il presidio messapico è stato classificato come Ospedale di Base nonostante fossero già presenti ed operanti unità di terapia intensiva di rianimazione e cardiologia come negli ospedali di primo livello, con la beffa che laddove tali reparti non esistevano, i presidi sono stati inquadrati come presidi di primo livello. Inoltre la distribuzione degli specialisti all’interno della stessa provincia, siano essi ortopedici, siano essi cardiologi, e ancora chirurghi, anestesisti, radiologi, internisti, nefrologi ha sempre visto un discrimine nei confronti del versante Orientale, con il conseguente risultato di una fuga di essi verso altri presidi sia provinciali che extra provinciali o addirittura verso il privato, dovute proprio alle condizioni lavorative non rispecchianti le condizioni minime di sicurezza sia per l’utenza sia per lo stesso specialista costretto a dover coprire turni massacranti, fonti di rischio professionale, nonché di disagio personale, sociale e familiare. Sarà quindi nuovamente possibile per il nosocomio messapico richiamare l’interesse di specialisti a dirigere la loro scelta di operare a lungo termine all’interno di esso? Ricordiamo che in passato è già accaduto molto spesso che diversi specialisti siano stati costretti a mobilitarsi in altre strutture, ritenendo Manduria un ospedale da evitare, a causa delle inadeguate condizioni di lavoro, senza il rispetto dei minimi standard di legge a tutela del lavoratore. Non sarebbe anche il caso di rivedere il piano di riordino ospedaliero e ridare la giusta dignità a questo presidio? Inoltre il modello Hub & Spoke ha contribuito a soffocare ulteriormente gli ospedali di secondo livello. Pertanto la carenza cronica di personale medico e la mancanza di figure apicali all’interno delle Unità Operative hanno notevolmente amplificato l’immane disorganizzazione del presidio che è sempre risultato pregiudizialmente poco attrattivo da parte dei medici. Alla luce di quanto sopra esposto, ad ognuno per le proprie competenze, si chiede di poter mettere in atto progettualità e misure a breve e lungo termine concrete e definitivamente risolutive affinché si possa avviare un’organizzazione che dia un più ampio respiro ad un presidio che negli ultimi decenni è stato la cenerentola della provincia jonica. Nel rispetto di chi in passato ha reso questo presidio un fiore all’occhiello della provincia e di chi a fatica ha continuato a lavorare nell’interesse comune, corre obbligo agire nell’immediatezza per non perdere le eccellenti professionalità rimaste ed accogliere quelle che vorranno aggiungersi. (Articolo Uno Manduria)