Arte, memoria e denuncia: Avetrana si unisce a “Zapatos Rojos” per dire NO al femminicidio

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Domenica 27 aprile 2025 a partire dalle ore 9.00 in Piazza Vittorio Veneto, Avetrana si trasformerà in un luogo di denuncia e riflessione. Decine e decine di scarpe rosse verranno disposte in una coreografia visiva che non lascerà indifferenti:

ogni paio rappresenta una vita spezzata, una voce silenziata, una storia da ricordare. Un’installazione artistica collettiva per non restare in silenzio di fronte alla violenza, una marcia simbolica di scarpe femminili dipinte di rosso collocate nello spazio urbano come presenza silenziosa e struggente.
Il “Zapatos Rojos” è un progetto di arte pubblica portato avanti dall’artista messicana Elina Chauvet, che dal 2009 ha divulgato in tutto il mondo il potente simbolo delle scarpe rosse come denuncia contro i femminicidi, trasformando la sua idea di installazione in una “marcia” – così chiamata dall’artista stessa – volta a smuovere gli animi.
Questa installazione è il cuore del progetto e rappresenta il momento culminante di un percorso partecipato che ha coinvolto istituzioni, associazioni, esercenti, cittadine e cittadini. Un gesto collettivo che invita a fermarsi, guardare, e non dimenticare.
L’evento inizierà alle 9.00 e andrà avanti fino alle ore 13.00. Durante la giornata sono previsti momenti di lettura, interventi pubblici, e la possibilità per i visitatori di lasciare un messaggio. L’iniziativa, promossa dalle organizzatrici – la Dottoressa Francesca Massafra e la Dottoressa Valentina Deangelis – in collaborazione con l’associazione Consulta delle Donne di Avetrana, nasce con l’intento di coinvolgere la cittadinanza in un processo di riflessione, memoria e partecipazione attiva.


Un progetto che ha preso vita grazie alla comunità

Il percorso si articola in quattro fasi:
1. Attivazione – incontri, dialoghi e coinvolgimento della cittadinanza, delle scuole, delle associazioni, delle istituzioni e degli esercenti. Tutti quanti hanno risposto in modo positivo all’iniziativa, portando alla creazione di una fitta rete di divulgazione del progetto.
2. Raccolta delle scarpe – associazioni e attività locali si sono mobilitati in modo spontaneo, aderendo al progetto come parte attiva. Infatti molte attività hanno installato dei punti di raccolta dove ogni persona ha avuto la possibilità di donare – dal 24 marzo al 9 aprile – un paio di scarpe da donna usate, simbolo delle vite interrotte. Ad oggi la raccolta conta circa 175 paia di scarpe donate.
3. Verniciatura collettiva – le scarpe sono state dipinte di rosso, il colore del sangue e della ribellione: un momento di aggregazione e di espressione non solo artistica ma individuale.
Chi ha preso parte all’attività ha espresso e condiviso esperienze, opinioni e stati d’animo sul tema della violenza.
4. Installazione pubblica – Le scarpe saranno disposte in uno spazio cittadino diventando opera visiva, luogo di memoria e azione simbolica. All’installazione verranno poi addizionate delle scarpe di coloro che vorranno prendere parte alla marcia in modo attivo e soprattutto LIBERO. L’obiettivo dell’installazione è uno solo: non imporre vincoli e divieti.
Ognuno potrà interagire con la marcia nel modo che preferisce: vivendola, attraversandola, fotografandola o guardandola in silenzio.
Perché le scarpe rosse?
Il rosso è il colore del sangue, ma anche dell’amore, della rabbia, della lotta. Le scarpe, abbandonate, vuote, evocano presenze che non ci sono più. Ogni paio racconta una storia, ogni scarpa è un corpo, una voce spezzata. Con questa opera vogliamo restituire la voce a tutte le  donne a cui è stata tolta e riaccendere il dibattito su un fenomeno tragicamente attuale. Pensare in modo globale e agire a livello locale, a partire dai piccoli centri come Avetrana. E’ proprio partendo dalla sensibilizzazione del proprio territorio che, con i gesti più semplici, si può costruire, tassello dopo tassello, una grande rete che aiuti concretamente a cambiare la visione della donna nel mondo.