Afa: strage di cozze a Taranto. Invasione prodotto estero

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Il caldo sahariano che ha stretto la Puglia in una morsa che tornerà a stringersi a partire dalle prossime ore, non ha causato danni solo alle colture orticole, alla frutta, al grano e alle olive. Anche il comparto della mitilicoltura è in grande difficoltà,
secondo quanto denuncia Coldiretti Puglia, secondo cui la Regione Puglia deve estendere i provvedimenti già formalizzati per le gli altri comparti agricoli.
“Le alte temperature degli ultimi mesi – denuncia il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – stanno causando una vera e propria strage, soprattutto di cozze tarantine. Gli operatori hanno denunciato perdite di prodotto tra il 40 ed il 45% fino a raggiungere punte del 70%. L’afa eccezionale ha determinato un innalzamento delle temperature dei mari fino a valori che nelle acque vicino alla costa hanno raggiunto i 35 gradi e l’assoluta mancanza di piogge che tendono a raffreddare le acque del mare ha portato alla fermentazione delle alghe, privando l’acqua di ossigeno e portando alla moria di pesci e molluschi presenti negli impianti”.

Ciò si aggiunge alla crisi del settore ittico che si trascina da 30 anni e che ha causato la perdita del 35% dei posti lavoro e la chiusura del 32% delle imprese, una “rotta persa” da tempo dal settore con una governance debole ed incapace di gestire una politica di ripresa. Un mercato, quello del consumo del pesce, che aumenta – continua Coldiretti Puglia – ma sempre più in mano alle importazioni. La produzione ittica derivante dall’attività della pesca è da anni in calo e quella dell’acquacoltura resta stabile, non riuscendo a compensare i vuoti di mercato creati dell’attività tradizionale di cattura. Una rinascita che passa per il mercato, e sulla quale Coldiretti sta cercando di impegnarsi a fondo, facendo partire iniziative che hanno come obiettivo la semplificazione, il mercato e la tracciabilità.

“Il mercato è invaso di contro di cozze provenienti da Grecia e Spagna – denuncia il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – perché il settore soffre la concorrenza sleale del prodotto importato dall’estero e spacciato come italiano, soprattutto nella ristorazione, grazie all’assenza dell’obbligo di etichettatura dell’origine. Ad oggi, infatti, l’unico strumento per invertire la crescente dipendenza italiana dall’importazione, che ha superato il 76 per cento è rappresentato dall’acquacoltura, che invece viene penalizzata dalla mancanza di certezze e da una grave assenza di norme che ne consentano lo sviluppo”.