Xylella. Corte UE: “Legittimo l’abbattimento delle piante”

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E’ legittima la decisione della Commissione Europea che, un anno fa, ha disposto l’estirpazione non solo delle piante infettate da Xylella

fastidiosa ma anche di quelle in salute se situate in un raggio di 100 metri attorno alle piante infette.
Lo ha stabilito la Corte di Giustizia Ue, secondo cui Bruxelles “può obbligare gli stati membri a rimuovere tutte le piante potenzialmente infettate” incluse quelle “non presentanti sintomi d’infezione, qualora esse si trovino in prossimità delle piante già infettate”. Questa misura, infatti, “è proporzionata all’obiettivo di protezione fitosanitaria” ed “è giustificata dal principio di precauzione”, in base alle prove scientifiche in possesso della Commissione.
Inoltre, sebbene i pareri scientifici non abbiano dimostrato l’esistenza di un sicuro nesso causale tra la Xylella e il disseccamento degli ulivi, risulta “una correlazione significativa tra tale batterio e la patologia di cui soffrono gli olivi”. Di conseguenza, il principio di precauzione “può giustificare l’adozione di misure di protezione come la rimozione delle piante infette”, tenuto conto anche del fatto che è la cicalina, che vola a un centinaio di metri, a diffondere il batterio e che le piante appena contaminate non mostrano immediatamente i sintomi. Si tratta quindi di una “misura appropriata e necessaria”. Allo stesso modo, “la Corte considera che la rimozione delle piante ospiti situate in prossimità delle piante infette è rigorosamente proporzionata”, vista anche l’adozione da parte della Commissione, nel 2014, di misure meno gravose che non hanno consentito di impedire la propagazione del batterio nella parte settentrionale della provincia di Lecce, e la rinuncia ad imporre la rimozione delle piante ospiti situate in prossimità delle piante infette in presenza di alcune circostanze, ossia quando, come nel caso della provincia di Lecce, l’eradicazione del batterio Xylella non è più possibile. Inoltre “l’adozione di misure meno gravose non risulta possibile, in quanto non esiste attualmente alcun trattamento che consenta di guarire in campo aperto le piante infette”. I giudici della Corte Europea avvertono però che, in caso di nuovi dati scientifici da cui emergesse che non è più necessario procedere all’abbattimento delle piante ospiti, la Commissione dovrebbe modificare le misure. Allo stesso modo ricordano che, sebbene queste non prevedano un indennizzo ai proprietari, questo non può però essere escluso.

La sentenza dei giudici di Lussemburgo ha scatenato la reazione degli agricoltori sul piede di guerra da Lecce a Foggia.
“Chi ci sta rimettendo da anni sono gli agricoltori e il paesaggio non solo della provincia di Lecce, di Brindisi e di Taranto ma della intera Puglia, se si considera l’ulteriore e recente modifica delle aree delimitate dalla Xylella fastidiosa con uno spostamento verso nord delle stesse”. E’ il commento del presidente regionale della Cia – Agricoltori Italiani di Puglia Raffaele Carrabba – “Tutti quanti dobbiamo impegnarci ad impedire che la Xylella avanzi di un ulteriore metro. Chiediamo al Governatore Emiliano un incontro urgente per conoscere quelle che saranno le decisioni che attuerà la Regione anche a seguito dell’incontro con la Task force sulla ricerca scientifica, già convocato dallo stesso Emiliano per martedì”.
“E’ necessario, poi – prosegue Carrabba -, mettere in atto una adeguata campagna informativa rivolta agli agricoltori per informarli delle nuove misure fitosanitarie approvate dalla Regione Puglia. Reputiamo, inoltre, indispensabile una adeguata campagna di comunicazione per smentire chi, già dallo scorso anno, sta mettendo in giro artatamente voci che qualificano l’olio di oliva salentino non buono perché . Tutto ciò ovviamente è falso e tendenzioso. Il batterio, infatti, non intacca la drupa e quindi di conseguenza non incide minimamente sulla qualità dell’olio”.

Un incontro urgente con il Governatore Emiliano lo chiede anche Cooldiretti Puglia per “affrontare in maniera sinergica e rapida questa nuova drammatica fase che si è aperta con la sentenza odierna”.
“Sulla vicenda l’UE ha ribadito il preannunciato ‘così è se vi pare’, fa come Ponzio Pilato anche sugli indennizzi da riconoscere agli olivicoltori che hanno subito e dovuto affrontare in solitudine l’aggressione del patogeno da quarantena Xylella fastidiosa e devono fare i conti con ingenti perdite di reddito presenti e future, e se ne lava le mani, rimandando l’intera partita al Governo italiano e alla Regione Puglia. – commenta il Presidente della Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – Oltre a confermare la violenza delle misure precedentemente adottate, l’UE scarica incredibilmente la patata bollente sull’Italia che dovrà ipotizzare in solitudine un regime che conceda ai ‘proprietari dei fondi interessati un indennizzo ragionevolmente commisurato al valore delle piante distrutte’”.

“L’UE ha gravi responsabilità circa gli inaccettabili ritardi nell’affrontare l’emergenza fitosanitaria causata dalle frontiere colabrodo. – incalza il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – La mancanza di efficaci misure di controllo alle frontiere e del doveroso embargo avverso le aree da cui proviene il batterio che sta distruggendo gli ulivi a Lecce, Brindisi e Taranto, come ad esempio il sud America al fine di bloccare il commercio di materiale vegetale infetto, hanno causato un danno irreparabile all’olivicoltura pugliese. Ora l’UE non può lavarsene le mani come se nulla fosse accaduto perché è drammatica la conta dei danni sia per il valore inestimabile degli ulivi colpiti perché millenari e centenari e, malauguratamente in caso di estirpazione, per il valore del soprassuolo distrutto”.

“Dalla Corte di giustizia dell’Ue – dice l’eurodeputata del Movimento 5 Stelle, Rosa D’Amato, commentando la sentenza -arriva un chiaro segnale alla Commissione e agli stati membri: le misure messe in atto contro la Xylella dovranno essere modificate sulla scorta di nuovi dati scientifici pertinenti. Anche perché, scrive sempre la Corte, ‘non esiste un sicuro nesso causale tra il batterio Xylella e il disseccamento rapido degli ulivi’. In sostanza, la Corte Ue apre la porta a quello per cui ci battiamo da mesi: allargare il campo della ricerca scientifica in modo da attuare pratiche più sostenibili per far fronte al disseccamento degli ulivi, in Puglia come in altre zone d’Europa. Quello che abbiamo sempre contestato è che tali procedure si sono mosse sulla base di un singolo parere scientifico, quello del Cnr di Bari, e pertanto abbiamo chiesto con forza di allargare il campo di ricerca. Lo abbiamo fatto coinvolgendo ricercatori internazionali e locali, associazioni di categoria italiane e organizzazioni europee. Oggi, la Corte ribadisce quello che abbiamo sempre detto: le misure possono essere modificate, se la scienza porta nuove evidenze che già ci sono”.
“Queste evidenze – conclude D’Amato – spingerebbero verso l’attuazione di misure efficaci a contrastare il disseccamento delle piante e al contempo più sostenibili per il territorio sia sotto il profilo ambientale che economico. La strada da fare è ancora tanta, a partire, per l’appunto, da un maggiore finanziamento alla ricerca. Il presidente Emiliano batta i pugni a Bruxelles e faccia sistema con altre regioni europee colpite dalla Xylella”.

Il consigliere regionale M5S, vice presidente della Commissione Ambiente, Cristian Casili ritiene “emblematico” che sulla questione Xylella la Corte di Giustizia UE si sia incartata per l’ennesima volta su una misura che, come dicono i giudici “è proporzionata all’obiettivo di protezione fitosanitaria ed è giustificata dal principio di precauzione”.
“Ci chiediamo – commenta Casili – come mai tale principio sia valido solo quando si deve distruggere ma rimane inascoltato quando i cittadini ricorrono ad esso per salvaguardare la propria salute e i territori. Torno a ripetere come fatto in tutti questi anni che, allo stato attuale, il batterio degli ulivi non è più controllabile attraverso l’eradicazione: il territorio interessato e le specie potenzialmente ospiti faranno fallire qualsiasi intervento. L’unica via d’uscita è la ricerca e lo studio multidisciplinare. I monitoraggi – prosegue – così come sono stati concepiti a questo punto serviranno solo a sprecare risorse pubbliche senza un efficace controllo delle infezioni che si riscontrano con difficoltà e scarsa precisione.
Queste misure – conclude il consigliere pentastellato – causeranno solo una desertificazione del territorio di cui Emiliano sarà chiamato a rispondere”.

“Mentre aspettiamo ancora la ricerca miracolosa di Emiliano e mentre si attendono le risultanze della numerosa e qualificata task force regionale sul tema, la Corte di Giustizia UE abbatte i nostri ulivi” commentano i consiglieri del gruppo regionale dei Conservatori e Riformisti,Ignazio Zullo, Erio Congedo, Luigi Manca, Renato Perrini e Francesco Ventola. “Stiamo parlando di circa un milione di ulivi che scompariranno dal paesaggio Salentino nel completo silenzio di un presidente Emiliano che prometteva miracoli improponibili, ma efficaci in campagna elettorale, e di un assessore all’Agricoltura, Di Gioia, che su questa vicenda non ha mai toccato palla. Il tutto mentre i nostri agricoltori stanno ancora aspettando i risarcimenti promessi, mentre altri operatori del settore (vedi barbatelle) hanno dovuto sobbarcarsi il costo di macchinari costosi per poter commercializzare il loro prodotto”.

“Ora non si può più attendere – dichiara il leader dei Conservatori e Riformisti, on. Raffaele Fitto – è necessario mettere in campo risorse per la ricerca e soprattutto riattivare il monitoraggio che è fermo al 19 dicembre dello scorso anno, così come la stessa Corte auspica.
La Regione Puglia e il Governo Renzi, responsabili di non essersi attivati per tempo e seriamente sull’epidemia che sta cambiando il paesaggio di una delle zone più belle d’Italia, devono intervenire immediatamente. Il rischio è che oltre il danno si aggiunga la beffa dell’apertura di una procedura di infrazione e il blocco delle risorse previste per la Puglia nel Piano di Sviluppo Rurale (PSR) e nel Piano di Azione e Coesione (PAC), decretando così il completo fallimento del settore agricolo pugliese”.