Ilva. Il 10 febbraio sciopero a Taranto. Aderisce anche Confindustria

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Mobilitazione dei lavoratori dello stabilimento Ilva di Taranto e dell’indotto, mercoledì prossimo, 10 febbraio, giorno in cui scadrà il termine per la presentazione delle manifestazioni di interesse per l’acquisizione del gruppo siderurgico.
Uno sciopero proclamato da CGIL CISL UIL e FIOM FIM UILM, con la partecipazione di tutte le Federazioni di Categoria, per chiedere «chiarezza» e «certezza» sulla cessione dell’azienda. Cessione che, in base all’ultima legge (la numero 13 dell’1 febbraio scorso), avverrà entro fine giugno anche se i commissari straordinari hanno poi sino a quattro anni per completare i trasferimenti degli assetti aziendali.

“All’indomani della conversone in legge del nono Decreto, a due giorni dalla scadenza del bando per la vendita dello stabilimento siderurgico jonico, – affrmano le organizzazioni sindacali – il quadro è oltremodo incerto sui temi dell’ambientalizzazione, delle bonifiche dell’intero territorio, delle prospettive di lavoro”.
Lo sciopero, quattro ore nel primo turno, altrettante nel secondo, vedrà un corteo in città e una manifestazione sotto la Prefettura al termine della quale verrà consegnata al Prefetto di Taranto la richiesta di un incontro con il Governo.

Alla protesta parteciperà con una propria delegazione anche Confindustria Taranto che condivide e sostiene le ragioni della manifestazione.
“L’imminente cessione dell’Ilva e le garanzie sul prosieguo dei processi di risanamento ambientale e sul mantenimento e la continuità produttiva ed occupazionale della fabbrica: sono aspetti che Confindustria Taranto considera fondamentali per garantire reali prospettive di futuro alla grande fabbrica e sui quali non ci si può permettere di abbassare la guardia, pena un inevitabile e progressivo smantellamento di una delle più importanti realtà produttive del Paese ed effetti, a catena, a dir poco devastanti.
Si tratta, a parere di Confindustria, di un forte e importante segnale di partecipazione in un momento in cui si cominciano a delineare i futuri assetti del complesso siderurgico sui quali reggeranno scelte che diverranno man mano definitive.
Pur essendo venuta meno, nelle ultime ore, una delle rivendicazioni dei sindacati (legata al mantenimento del 70% dell’integrazione salariale del contratto di solidarietà, che era stato abbassato al 60, e reintrodotto con un emendamento al milleproroghe), rimangono infatti in piedi una serie di punti nodali legati al futuro dello stabilimento (e non solo quello tarantino) che attengono soprattutto l’unicità del gruppo e le conseguenti garanzie di mantenimento del complesso dell’acciaio, accanto ai processi di ambientalizzazione che ne costituiscono condizione sine qua non di continuità”.