Taranto: Scoperto fittizio smaltimento di rifiuti oleosi e maxi evasione fiscale

Condividi

Le Fiamme Gialle della Sezione Operativa Navale di Taranto ed i Funzionari dell’Area Verifiche e Controlli dell’Ufficio delle Dogane di Taranto, al termine di una complessa attività ispettiva scaturita da due anni di osservazioni e riscontri preliminari, hanno scoperto un sistema di frode grazie alla quale un’azienda locale aveva realizzato, dal 2013 ad oggi, un’evasione di Accise ed IVA di oltre 1 milione di Euro, immettendo in consumo quasi 7.000 tonnellate di olio combustibile denso ricavato dalle acque di sentina e di lavaggio prelevate da navi.
La sentina (“bilge” in inglese) è un locale presente su tutte le navi, all’interno del quale confluiscono le infiltrazioni di acqua insieme agli scarti di ogni sorta di liquido prodotto a bordo, in particolare carburanti ed oli lubrificanti, che prendono il nome di “acque di sentina”. Queste, secondo quanto stabilito dall’International Maritime Organization – agenzia specializzata delle Nazioni Unite – devono essere conferite all’interno dei porti ad imprese specializzate, dotate di specifiche autorizzazioni ambientali nonché di adeguate capacità di stoccaggio e lavorazione del rifiuto, per il successivo trattamento e smaltimento.
Come ricostruito dagli investigatori, l’azienda sottoposta a controllo aveva architettato una sofisticata forma di elusione, fondata sulla fittizia attribuzione della qualifica di “rifiuto” alla parte oleosa delle acque di sentina che, separata dall’acqua per naturale decantazione, veniva successivamente reimpiegata, di fatto, come un vero e proprio prodotto energetico.
Infatti, le specifiche analisi eseguite dal Laboratorio Chimico di Livorno dell’Agenzia delle Dogane sui campioni prelevati, hanno evidenziato la natura di “Olio Combustibile Denso” delle sostanze conferite nel tempo dall’azienda.
Nel dettaglio, è stato accertato che nel periodo oggetto di controllo, migliaia di camion cisterna – scortati da Formulari di Identificazione dei Rifiuti artatamente confezionati, sui quali venivano indicati fittizi codici CER (Catalogo Europeo Rifiuti) – venivano inviati presso diversi stabilimenti industriali che, a loro volta, reimpiegavano, per la produzione di calore, il prodotto energetico recuperato dalle acque di sentina, ovviamente senza assolvere alcun obbligo tributario.
Le attività ispettive eseguite dai funzionari delle dogane e dai militari della Guardia di Finanza, per il periodo di imposta 2013/2017, hanno, quindi, consentito di rilevare il fittizio conferimento di rifiuti speciali pericolosi e constatare, su circa 7.000 tonnellate di prodotto energetico recuperato, l’evasione di Accise pari a circa € 890.000, con IVA dovuta sulle stesse per € 200.000.
Per questi motivi, i Legali Rappresentanti dell’azienda sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria del Capoluogo Jonico e dovranno rispondere del reato di “sottrazione aggravata di prodotti energetici all’accertamento o al pagamento della accisa”, nonché di “detenzione di prodotti energetici ottenuti da fabbricazioni clandestine o da miscelazioni non autorizzate”.
La sinergica cooperazione tra l’Agenzia delle Dogane e la Guardia di Finanza ha consentito, nell’occasione, di smascherare efficacemente la frode fiscale che alterava le regole del mercato, danneggiando i cittadini e gli imprenditori onesti.