Taranto: Più competitività e produttività dell’acquacoltura per uno sviluppo locale sostenibile

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Ha fornito il quadro d’insieme delle sfide in ambito locale, regionale, nazionale ed europeo che attendono il settore della pesca e dell’acquacoltura nell’ambito di programmazione economica e ambientale dei prossimi cinque anni, il dibattito tenuto a Taranto.

“Parlare dello sviluppo di questo settore e parlarne a Taranto ha un significato importantissimo. – ha detto l’assessore regionale Fabrizio Nardoni, che in qualità di responsabile delle politiche legate alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia ha fortemente sostenuto la realizzazione di una intera giornata di studio e confronto sui temi del settore, richiamando proprio a Taranto esperti in ambito nazionale ed europeo. “La pesca e tutte le attività legate al mare sono fortemente dipendenti dall’accesso allo spazio marittimo e all’esistenza di ecosistemi marini sani. – ha aggiunto – Qui queste criticità esistono appieno, ecco perché da Taranto bisogna ripartire rilanciando una sfida che non è solo di diversificazione economico-produttiva ma anche di salvaguardia e tutela della salute e dell’ambiente”.

“Il FEAMP (Fondo Europeo per le Politiche UE nell’ambito della pesca) definisce infatti non solo uno spazio finanziario importante per le politiche di settore (circa 6,5 miliardi di euro) ma stabilisce anche un orientamento preciso verso l’ambientalizzazione e l’eco-sostenibilità” – ha detto Gabriele Papa Pagliardini, direttore del’area per le politiche dello sviluppo Rurale della Regione Puglia.

“Una leva verso la sostenibilità ambientale – ha spiegato poi Pietro Gasparri, della Direzione Generale Pesca e Acquacoltura del MIPAAF – che fa il paio anche con la richiesta sempre più pressante da parte dell’Unione europea di processi di innovazione di processo e di prodotto, dal marketing al no-food”.

“Una sfida che parte dalla tutela dell’ambiente e dalla sua bonifica – ha detto Nardoni – che sia in grado anche di andare oltre l’emergenza ma studi e attui finalmente le migliori pratiche possibili per salvare, ad esempio, insieme al Mar Piccolo anche la filiera economica-produttiva di un marchio di qualità come le nostre cozze”.

Filiera da rilanciare se è vero che, come confermano i dati enunciati da Francesca Carbonari, responsabile settore pesca dell’ISMEA (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), “continuiamo ad importare dai paesi esteri (Spagna in particolare) circa 40.000 tonnellate di mitili relativi al fabbisogno del mercato italiano, ma a prezzi bassissimi, ma che registriamo un sensibile aumento nelle esportazioni in altri paesi europei”

“Bisogna tornare a fare i mitili in Mar Piccolo – ha detto il prof. Ferdinando Boero del CoNISMa (Consorzio Nazionale Interunivesitario per le scienze del mare) che coordina le attività di ricerca sul campo tra 32 università consociate – ma per farlo bisogna riportare l’ambiente nelle condizioni ottimali, smaltendo anche la giungla delle competenze divise in troppi uffici”.

“Si tratta di creare una nuova armonia dei poteri e vincere la globalizzazione dell’indifferenza – ha detto Mons. Filippo Santoro, nell’intervento fuori programma che ha aperto i lavori del pomeriggio nel Convento di San Francesco – e per farlo c’è bisogno di un lavoro comune come quello che oggi la comunità scientifica, di ricerca e istituzionale sta compiendo in questa sede”.

Il tavolo tecnico ha focalizzato il grande problema delle concessioni demaniali con iter spesso complicati e di difficile componimento specie nell’ambito di una pianificazione integrata – ha detto l’assessore regionale – per questo occorre riprendere le fila del Piano regionale delle coste e dei relativi piani comunali, guardando con attenzione all’integrazione delle potenzialità e delle vocazioni, a cominciare proprio da quelle legate alla pesca e alla mitilicoltura.

Per questa ragione l’Assessore Nardoni nei prossimi giorni avvierà contatti con i colleghi assessori regionali competenti in tema di demanio, ambiente e salute, per accelerare il processo di definizione dei piani in questione chiedendo anche il coinvolgimento dell’ANCI,Associazione Nazionale Comuni Italiani.

Infine l’Assessore Nardoni ha ricordato il Distretto della Pesca: “è un progetto cristallizzato e inoperoso – ha deto- “che invece potremmo riprendere in considerazione proprio puntando su Taranto”.

Fabrizio-Nardoni