Taranto. Individuati gli autori dell’agguato in Via Dante

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Individuati i presunti responsabili della sparatoria avvenuta la notte del 22 agosto scorso in pieno centro cittadino a Taranto.

Si tratta di quattro persone, tutte pregiudicate, arrestate alle prime ore di questa mattina dagli agenti della Squadra Mobile ed accusate a vario titolo di tentate lesioni gravi, detenzione e porto in luogo pubblico di un’arma da sparo, evasione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
In carcere è finito Gianluca Solfrizzi, 43 anni, e Mirko De Pasquale, di 27; sono stati invece disposti gli arresti domiciliari per una donna convivente del 43enne e per un uomo ancora attivamente ricercato.
Le indagini, avviate la notte in cui avvenne la sparatoria, hanno ricostruito l’accaduto grazie alle testimonianze di alcune persone presenti sul posto e che riferirono agli investigatori di aver visto arrivare in via Dante una monovolume di colore grigio, con alla guida un uomo, raggiunta poco dopo da uno scooter di colore nero con a bordo altre due persone.
I due passeggeri, fermatisi di fronte alla monovolume, le esplosero contro due colpi di pistola.
Solo la pronta reazione del conducente dell’auto gli consentì
di sottrarsi all’agguato, e di riprendere la marcia investendo i due a bordo della moto, che caddero a terra mentre i testimoni si allontanavano per timore di essere accidentalmente colpiti.

I poliziotti si sono quindi posti alla ricerca di tracce utili all’identificazione dei soggetti coinvolti giungendo in breve ad individuare i due autori dell’agguato che con enorme spregiudicatezza avevano effettivamente esploso due colpi di pistola sulla pubblica via, colpendo la vettura condotta dalla vittima, anch’egli pregiudicato tarantino, per fortuna senza conseguenze più gravi.
La spregiudicatezza e pericolosità dei due aggressori è resa ancor più evidente dal fatto che l’uno, il Solfrizzi, soggetto pluripregiudicato, con ben otto condanne, anche per rapina, armi e stupefacenti, nonché già imputato per un tentato omicidio commesso nel 2014, ha violato la misura degli arresti domiciliari cui era all’epoca sottoposto. E l’altro, il De Pasquale, pregiudicato per rapina e sequestro di persona, era stato scarcerato appena qualche giorno prima.

Grazie alla visione di alcune immagini ma soprattutto al rinvenimento sul posto di alcuni pezzi di carrozzeria riconducibili al motociclo, un Beverly, e di un frammento dello stemma frontale dell’autovettura, una “Opel, come pure dei due bossoli riferibili all’arma utilizzata (una pistola cal.9), sono riusciti a rintracciare i mezzi coinvolti già nella tarda mattinata: l’auto era all’interno di un parcheggio di via Crispi; il motociclo, recuperato invece poco più tardi all’interno di uno stabile di via Plinio.
Rintracciati i due mezzi si è da subito risalito ai loro proprietari ed a chi li aveva realmente in uso.
Individuata la vittima, quest’ultima, ha poi riferito circostanze inverosimili, ovvero di essere stato sì coinvolto la notte precedente in una sparatoria, ma da parte di due soggetti a lui sconosciuti, travisati da un cappuccio, a bordo di un mezzo che non era in grado di riconoscere; di ritenersi pertanto vittima di un tentativo di rapina.
Nonostante il tentativo da parte dei familiari dei due sospettati di fornire agli stessi un alibi, dichiarando fra le altre cose che il motociclo era stato oggetto di furto, da subito sono emersi o forti elementi di sospetto nei confronti di entrambi.
Già in sede di controllo e poi da una successiva perquisizione domiciliare è stato possibile accertare la presenza su entrambe i sospettati di numerose lesioni ed escoriazioni riconducibili ad una caduta da motociclo.
E’ stato inoltre accertato che la notte della sparatoria, contrariamente a quanto sostenuto dai due e dai loro familiari, vi era stato un contatto telefonico tra essi, proprio immediatamente prima dei fatti.

Da intercettazioni telefoniche è inoltre emerso che il 43enne, insieme alla sua compagna di anni 47 ed un complice di 39 anni collaboratore della coppia, addetto prevalentemente alle consegne, gestiva un’intensa e proficua attività di spaccio di sostanze stupefacenti, con una considerevole rete di rapporti con clienti e fornitori.

Nel corso di una perquisizione all’interno dell’abitazione del Solfrizzi e della sua convivente era già stata rinvenuta una somma di denaro pari a a € 3.000,00 costituita prevalentemente da banconote di piccolo taglio, nonché nel cortile sottostante un involucro di cellophane contenente diversi grammi di cocaina ed hashish.