Si dimette il cda Ilva. Il governo convoca un vertice per lunedì.

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TARANTO – Il cda dell’Ilva si è dimesso. A renderlo noto è stata la stessa azienda con una nota emessa al temine della riunione convocata nella sede di Milano dopo il maxi sequestro da 8,1 miliardi disposto ieri dalla magistratura di Taranto.
“”Vista la gravità della situazione e incidendo il provvedimento di sequestro anche sulla partecipazione di controllo di Ilva detenuta da Riva Fire, – si legge nella nota – i Consiglieri Bruno Ferrante, Enrico Bondi e Giuseppe De Iure hanno presentato le dimissioni dalle rispettive cariche con effetto dalla data dell’Assemblea dei Soci, che il Consiglio ha convocato per il giorno 5 giugno, ponendo all’ordine del giorno la nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione”.
La notizia ha scatenato subito numerose reazioni politiche e sindacali alle quali il governo ha risposto convocando per lunedì un vertice con il cda dimissionario dell’Ilva e il governatore pugliese Nichi Vendola.
Nel corso della riunione, durata circa tre ore, il Consiglio di amministrazione di Ilva, dopo aver esaminato il provvedimento del gip Patrizia Todisco del 22 maggio scorso ,ha dato mandato ai propri legali di impugnarlo nelle sedi competenti. “L’ordinanza dell’Autorità giudiziaria – è spiegato nella nota – colpisce i beni di pertinenza di Riva Fire e in via residuale gli immobili di Ilva che non siano strettamente indispensabili all’esercizio dell’attività produttiva nello stabilimento di Taranto. Per tali motivi il provvedimento ha effetti oggettivamente negativi per Ilva, i cui beni sono tutti strettamente indispensabili all’attività industriale e per questo tutelati dalla legge n.231 del 2012, dichiarata legittima dalla Corte Costituzionale”.
E dall’azienda fanno sapere anche che con i sequestri disposti dal Gip di Taranto “sono a rischio 24 mila posti di lavoro diretti, 40 mila con l’indotto. Si sta mettendo in pericolo tutto , c’è il rischio concreto che decine di migliaia di persone restino senza lavoro”.