Ordine Psicologi Puglia: contro violenza investire su Consultori Familiari

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Quando la cronaca irrompe con notizie come quella della tragedia di Ono San Pietro, ci si chiede se è possibile che qualcuno possa arrivare a togliere la vita a due bambini per provocare dolore nell’ex partner.
Prendendo come pretesto l’ipotesi, non confermata, che il colpevole sia il padre, l’Ordine degli Psicologi della regione Puglia interviene su una tipologia di reati che potrebbero essere evitati se ci fosse prevenzione psicologica. Se alcune manifestazioni di malessere venissero prese sul serio e le autorità provvedessero a segnalarle ai servizi psicologici.
Fanno riflettere i fatti che spesso precedono queste vicende: minacce di violenza e di morte, denunce per stalking. Procedure lente davanti alle reazioni devastanti di chi si sente braccato.
“Ad uccidere è l’uomo abbandonato, l’uomo separato (marito, fidanzato, convivente, amante). – spiega il dott. Salvatore Nuzzo, consigliere dell’Ordine, dirigente Alta Professionalità “Adozioni, Abuso e Maltrattamento Minori” – La chiave di lettura di tanti delitti sta nella disperazione, nella sensazione d’aver perso tutto: nel momento in cui ci si sente incapaci di sopravvivere o ci si percepisce morti, allora muoiano anche gli altri. L’abbandono – afferma Nuzzo – viene percepito come una sfida al proprio essere. Non si perdono soltanto la stabilità, la sicurezza, la fiducia; si perde anche una parte importante di sé.
Separarsi – continua lo psicologo – diventa un’intollerabile mutilazione. Si soffre non solo per la perdita dell’amore, ma perché l’abbandono fa franare la propria identità. Un sentimento inconscio che spinge al disperato tentativo di riappropriarsi della persona amata.
L’uomo non accetta “l’affronto” di essere rifiutato e può mettere in atto piccole o grandi vendette: persecuzioni telefoniche, scenate in pubblico, divulgazioni di segreti.
Nei casi più gravi si trasforma in inseguitore ossessivo e, nelle situazioni più patologiche, in assassino”.

Si parla di prevenzione, della capacità di cogliere e rispondere ai segnali che possono manifestarsi. Il dott. Nuzzo riflette sul fatto che oggi poche attenzioni sono investite sui Consultori Familiari.

«In una società “sotto assedio”, nella quale si diffonde la fragilità della famiglia, legata ai problemi sociali, occupazionali, economici, che induce una maggiore difficoltà nelle relazioni di coppia e fra genitori e figli – relazioni sempre più “deboli” e “liquide” –, con risvolti evidenti sulla violenza nei confronti delle donne e dei minori, si ha ancora più bisogno di un servizio come il Consultorio Familiare, “specializzato” per l’accompagnamento della famiglia lungo tutto il suo ciclo di vita.
Ma, invece di potenziarlo sul versante degli interventi psico-sociali di prevenzione e sostegno alla genitorialità e alla relazione genitori-figli, si cerca in tutti i modi di snaturarne le funzioni psicologiche, ignorando la crescente richiesta di competenze educative.
La “protezione” delle fasce più deboli della popolazione è un compito delicato e irrinunciabile del Consultorio Familiare sin dalla sua istituzione (1975 in Italia e 1977 in Puglia): difficile però continuare a garantirla se prevale la “legge dello spezzatino” nella riqualificazione del servizio consultoriale, con la riduzione del numero delle sedi, del numero degli psicologi e delle ore di consulenza psicologica previste.»

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