Mani della camorra su Chiaiano: anche un tarantino tra i 17 arrestati

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C’è anche un tarantino tra le 17 persone arrestate al termine di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia.
I Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Caserta e quelli del NOE di Napoli, hanno eseguito 8 ordinanze di custodia cautelare in carcere e 9 agli arresti domiciliari – nei confronti di altrettante persone indagate, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo camorristico, attività di gestione di rifiuti non autorizzata, attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, truffa, frode nelle pubbliche forniture, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale, con l’aggravante della finalità agevolatrice del sodalizio “dei Casalesi”, fazione Zagaria.
Tra loro c’è anche l’ingegnere Michele Mirelli, 62 anni di Taranto. Già funzionario dirigente della “Direzione ambiente e qualità della vita” del Comune di Taranto (nella giunta-Di Bello) Mirelli è coinvolto nell’inchiesta in qualità di presidente della commissione di collaudo nonché di direttore generale di “Irpiniambiente”: è stato sottoposto ai domiciliari con l’accusa di falso ideologico.
Le indagini, partite dal 2008 e andate avanti fino a dicembre 2013, si sono sviluppate su tre filoni: l’infiltrazione camorristica negli appalti della discarica napoletana di Chiaiano, le modalità di gestione della stessa e le false attestazioni redatte dai funzionari pubblici, che hanno consentito agli amministratori delle Società IBI IDROBIOIMPIANTI spa e EDILCAR, riconducibili ad alcuni degli indagati, di proseguire senza interferenze i lavori all’interno della discarica, conseguendo nel tempo illeciti profitti.
I Carabinieri, attraverso intercettazioni e riscontri a dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, hanno consentito di ricostruire il legame di Giuseppe Carandente Tartaglia, imprenditore operante nello strategico settore della gestione del ciclo legale e illegale dei rifiuti, con esponenti di spicco delle organizzazioni camorristiche dei NUVOLETTA di Marano e dei MALLARDO di Giugliano prima, e dei POLVERINO di Marano poi.
Le attività investigative hanno evidenziato che, nel periodo lunghissimo dell’emergenza rifiuti, la FIBE ha sottoscritto, con società riconducibili alla famiglia CARANDENTE TARTAGLIA ben 63 contratti per il trasporto ed il movimento terra, nonché per la realizzazione di lavori vari, molti dei quali puntualmente subappaltati dalla Ibi Idroimpianti.
Le dichiarazioni rese in merito dai collaboratori di giustizia hanno confermato un consistente rapporto imprenditoriale esistente tra le imprese dei fratelli CARANDENTE TARTAGLIA e la FIBE-FISIA, l’associazione temporanea di imprese che si aggiudicò l’appalto per la costruzione di sette impianti di produzione di combustibile derivato dai rifiuti e di due inceneritori, nonché per la creazione di diverse discariche in Campania. Rapporto che ha rappresentato il presupposto necessario per operare con relativa tranquillità nel territorio, in assenza di eclatanti conflitti tra i gruppi criminali locali e le imprese impegnate nel settore.
Sotto il profilo della normativa ambientale, è stato inoltre accertato che i lavori di realizzazione dell’invaso della discarica di Chiaiano sono stati effettuati in violazione degli obblighi contrattuali e in difformità dal progetto approvato, utilizzando materiale non idoneo allo scopo, quale argilla proveniente da cava non autorizzata o argilla mista a terreno.
E’ stata rilevata, inoltre, la costante attivazione di traffici illeciti di rifiuti speciali non pericolosi, costituiti da terra e rocce provenienti da cantieri stradali e edilizi, utilizzati per i lavori di modellamento della discarica.
Tutto ciò ha consentito guadagni e profitti illeciti doppi: oltre ad evitare gli oneri dovuti per legge per il corretto avvio a recupero o allo smaltimento dei rifiuti, si è infatti aggiunto il cospicuo guadagno dovuto alla successiva commercializzazione del rifiuto, surrettiziamente qualificato quale terreno vegetale per la realizzazione della stessa discarica di Chiaiano. Il tutto evadendo sistematicamente la normativa fiscale e quella sulla correttezza della documentazione attestante il trasporto dei rifiuti.

Gli accertamenti tecnici hanno evidenziato come la realizzazione della discarica presenti notevoli difformità dal progetto esecutivo. I 6 argini di discarica sottoposti ad esame erano infatti non conformi alle prescrizioni: conseguentemente sono stati sottoposti agli arresti domiciliari tutti i membri dell’apposita commissione, che attraverso le loro false attestazioni hanno consentito alla IBI IDROBIOIMPIANTI e alla EDILCAR di continuare a gestire la discarica e a ottenere i pagamenti relativi agli stati di avanzamento dei lavori, nonostante gli illeciti commessi.
Il Gip ha disposto il sequestro preventivo delle imprese riconducibili agli indagati ed ha attivato, su richiesta della Procura della Repubblica, la procedura per l’applicazione dell’ interdizione dall’ esercizio dell’attività.

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