Manduria: il comitato “No scarico a mare” scrive alla Regione Puglia

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Se da una parte viene ribadita la grave inamovibilità dello scarico finale nel mare Ionio, dall’altra sembra ufficialmente accolta la proposta di gestione idrica integrata dei reflui del depuratore consortile Sava, Manduria e Marine che tiene conto degli aspetti produttivi del territorio, della difesa ed il recupero qualitativo della risorsa idrica sotterranea, dell’utilizzo di risorse idriche aggiuntive per l’irrigazione durante i periodi di siccità e del contenimento dei processi di intrusione salina a ridosso della costa ionica, sulla base dello studio effettuato per il Comitato “NO SCARICO A MARE” di Manduria dai proff. Mario Del Prete e Angelo Caliandro.
E’ l’interpretazione del Comitato “No scarico a mare” della recente lettera di risposta del Capo di Gabinetto del Presidente della Regione Puglia Vendola, Davide Pellegrino, inviata al sindaco di Manduria, in data 21/10/2013.
Per questo il comitato torna ad insistere e a scrivere alla Regione Puglia tentando di ribadire le proprie proposte e i propri progetti.
La nota positiva si intravede con la citazione della delibera regionale di finanziare con fondi POR: 1) il potenziamento dell’impianto di depurazione mediante la realizzazione di
stazioni per l’affinamento delle acque depurate e per il conferimento delle stesse al Consorzio di Bonifica dell’Arneo per un valore di circa 2,80 M€; 2) l’adeguamento delle opere attualmente gestite dal Consorzio dell’Arneo finalizzate all’utilizzo della risorsa derivabile dall’impianto per un valore di circa 1,56 M€.
La Regione si irrigidisce di fronte ad ogni eventuale e nuova proposta di modifica del recapito finale alternativo al mare con condotta, laddove non già oggetto di valutazione nell’ambito del procedimento VIA.
“Questa perentoria quanto laconica decisione – evidenzia il comitato – evidentemente non tiene conto della situazione locale che permette una diversa destinazione di recapito finale dei reflui con grandi vantaggi ambientali in relazione non solo al contenimento dei processi di intrusione salina in atto, ma anche e soprattutto alla tutela dell’habitat marino costiero e delle spiagge. Nelle particolari condizioni di Manduria – Specchiarica, proprio secondo legge, il recapito in mare è eccessivamente oneroso rispetto ai benefici ambientali conseguibili con lo scarico in altro corpo recettore, individuato nel quadro geologico ed idrogeologico esistente, per non parlare del risparmio derivante dall’eliminazione della condotta sottomarina,
anch’essa di per sé elemento di turbativa ambientale.”
Gli esperti del comitato hanno infatti rilevato la presenza di calcareniti fessurate permeabili che permette lo smaltimento e la
filtrazione dei reflui negli strati superficiali del sottosuolo con possibilità di smaltire notevoli portate.
Il comitato ricorda, inoltre che “l’art. 103 del D.Lgs. 152 del 3 aprile 2006, in materia di scarichi sul suolo, pur nel
principio generale di divieto degli scarichi di acque reflue sul suolo o negli strati superficiali del sottosuolo, prevede delle eccezioni allo stesso nei casi “di eccessiva onerosità a fronte di benefici ambientali conseguibili…”.
“Salvaguardare le spiagge e l’habitat costiero, scongiurando il pericolo di una proliferazione abnorme di alghe, con processi di eutrofizzazione a seguito di immissione di reflui ricchi di nutritivi, – afferma ancora il comitato- è un’incontrovertibile evidenza di vantaggio ambientale.
“Le popolazioni residenti -prosegue la lettera – manifestano giuste inquietudini sugli effetti di alterazione dell’equilibrio dell’area SIC di Specchiarica, delle spiagge e dei litorali di
Torre Colimena, S. Pietro in Bevagna e Campomarino, non riuscendo a spiegarsi perché non si possa applicare la citata normativa e deliberare la variazione allo scarico finale previsto dal Piano Acque per il costruendo impianto. A fronte di tali giuste
rivendicazioni, il Comitato, avvalendosi dei suoi consulenti tecnici e giuridici, insiste ancora una volta che si dia attuazione alla deroga prevista dall’art. 103, ribadendo a tal
proposito che l’uso di pozzi sperdenti in zona non satura, non solo ha la funzione, condivisa anche dagli uffici regionali, di arginare i processi d’intrusione salina ma si considera a tutti gli effetti un’efficace alternativa al recapito finale previsto dal piano, rientrando nella tipologia di scarico al suolo, in caso di palesi vantaggi ambientali. Il Comune ha manifestato la disponibilità di mettere a disposizione 100 Ha anche per la
realizzazione di pozzi di dimensioni drenanti sufficienti ad assorbire i picchi di portata dei fuori servizio.”

Il comitato conclude cercando di riportare alla ragione chi sta decidendo per questo territorio: “E’ per tutti conveniente confrontarsi su questi punti, da tempo sollevati in sedi politiche e tecniche, prima di assumersi la responsabilità di procurare danni ambientali ed economici difficilmente reversibili.”

condottesotto