L’amore per le tartarughe non ha confini: dall’America a Torre Guaceto per sostenere il centro recupero

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Negli ultimi giorni, una coppia di giovani sposi ha contattato il Consorzio di Gestione di Torre Guaceto.
Naomi Quarta e Mateo Cavestany, relativamente originari di Milano e Vallejo, una cittadina a nord est di San Francisco, hanno raccontato di aver visitato l’area protetta e di essersene innamorati.
Dallo stupore della scoperta della Riserva, alla volontà di sostenerla con azioni concrete il passo è stato breve.
Naomi e Mateo hanno raccontato di aver recentemente avviato un’azienda e di avere intenzione di devolvere parte del loro fatturato annuo al Consorzio per il sostentamento del Centro di Recupero Tartarughe Marine “Luigi Cantoro”. E non solo, anche di voler fare una donazione privata già nell’immediatezza.
La notizia è stata accolta con sommo entusiasmo dall’ente gestore della Riserva. Ciò per due motivi, innanzitutto, perché l’apprezzamento dimostrato dalla coppia riconosce il valore della governance dell’area protetta, secondariamente, perché le somme che saranno devolute, seppur esigue, saranno d’aiuto per il Consorzio.
Il sostentamento del “Luigi Cantoro”, infatti, è assicurato esclusivamente dai fondi che il Consorzio ottiene attraverso la gestione dei servizi privati che offre all’utenza. Ragione per la quale e vista la sensibilità dimostrata da tanti utenti sul fronte dell’attività condotta all’interno del Centro recupero, oggi l’ente sta progettando l’apertura di un crowdfunding.
Quando la raccolta fondi via web sarà lanciata, i cittadini che hanno a cuore Torre Guaceto e l’attività di recupero delle tartarughe marine sofferenti, oltreché di cura e stabilizzazione che viene loro assicurata presso il “Luigi Cantoro”, potranno donare le somme che riterranno più opportune a favore del Centro recupero.
“Pensiamo che il Centro recupero stia facendo un lavoro onorevole – hanno commentato Naomi e Mateo -, speriamo che il lavoro qui svolto dal Consorzio possa continuare e che le persone del territorio siano più consapevoli di questa realtà, in modo tale che si crei più collaborazione tra il centro di recupero e i cittadini”.