Ilva. Vendola difende storia personale e collettiva da calunnia insopportabile.

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Bari – Iniziando la sua relazione nel consiglio regionale straordinario sulla vicenda Ilva, convocato a seguito della pubblicazione di una intercettazione telefonica del 2010 di una sua conversazione con l’ex responsabile delle relazioni istituzionali dell’azienda siderurgica Girolamo Archinà, il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha ringraziato maggioranza e opposizione per l’occasione offertagli di difendere “da una calunnia insopportabile” non solo una biografia individuale ma anche “una storia collettiva, che è politica, è scientifica, è culturale, è civile. Di difenderla con il racconto delle cose, atti, fatti, leggi, investimenti”. Una relazione, quella di Vendola, lunga oltre 20 pagine (e corredata da una massiccia documentazione depositata agli atti), in cui si è soffermato su una serie di atti amministrativi e normativi, corrispondenza istituzionale, articoli giornalistici degli anni dei suoi due mandati, a partire dal 2005, “utile – ha evidenziato il governatore pugliese – come riscontro della mia ricostruzione di vicende che hanno rappresentato una svolta nelle politiche ambientali in Italia”.
“Mi piacerebbe che una Autorità scientifica e giuridica indipendente potesse fare un’analisi della legislazione pugliese, in comparazione con le altre legislazioni regionali e con quella nazionale. – detto Vendola – Vorremmo essere giudicati da chi ha competenza, non da chi ha livore”.
Il governatore ha ricordato che in quella estate del 2010 “la Regione e Ilva si incontrarono più volte per affrontare un’agenda che si era andata costruendo su due pilastri: il lavoro di centinaia di operai in bilico e la cattura del re dei killer, il benzo(a)pirene. Eravamo obbligati dalla nostra coscienza a vincere su entrambe le questioni che affrontavamo allo stesso tavolo”.
“Girolamo Archinà aveva il volto della colomba che poteva spingere Riva alla mediazione, non lo stile chiuso e arrogante di altri manager o rappresentanti Ilva. – ha aggiunto – Nel corso degli anni con lui affrontiamo molte partite delicate, che sono gli oggetti permanenti del negoziato sempre aperto con il siderurgico”. Quindi ha ricordato come in quel 2010 Ilva “è in atteggiamento sempre litigioso con la Regione, impugnano tutti i nostri provvedimenti”.
“La mia cordialità, una risata su un video di sette mesi prima, sono solo un modo di riannodare quel filo” del dialogo. “Archinà per me è indispensabile in quel momento: deve tranquillizzare la proprietà e portarla ad una riunione a cui la Regione chiede un risultato da campionato del mondo. Vincere sul fronte ambientale – ha rimarcato Vendola – senza perdere sul fronte occupazionale. Perché svendere la più bella tra le battaglie della mia vita?”.

Sullo sfondo del processo, senza responsabilità della Magistratura, c’è, secondo Vendola, un protagonismo “strumentale che corre il rischio di travolgere la storia, la ragione, ma anche la buona volontà e la generosità di chi ha lavorato in questi anni in un terreno disseminato di trappole, ostacoli e resistenze annidate in ogni angolo della fabbrica più grande d’Italia”.
La presa di posizione contro la chiusura della fabbrica “e diventata, per molteplici ma convergenti ragioni, la calamita di tutte le polemiche – ha concluso Vendola – Il mio unico reato è stato questo: aver difeso il lavoro, senza mai ammorbidire la mia ambizione ecologista”.

Ma nel corso del consiglio regionale dall’opposizione arriva ca Vendola l’invito a dimettersi. Il capogruppo del Pdl alla Regione Puglia Ignazio Zullo ha parlato di “tristezza della politica”, a proposito della telefonata intercettata e in particolare quando deride un giornalista “etichettato come provocatore. Come si spiega che un presidente come Vendola abituato a fare battaglie politiche contro i giganti, debba poi assoggettarsi a tali telefonate per captare la benevolenza dell’azienda e riuscire a indurla a installare le centraline per la rilevazione dell’inquinamento? Che forza diamo alle nostre leggi? Come fa a non accorgersi che sta mettendo alla berlina l’istituzione regionale pugliese in quanto tale e ne sta minando in termini gravissimi la credibilità a tutti i livelli”.
Vendola