Giudice di Pace a Manduria: Resa incondizionata dei Comuni ma l’AFM invita cittadini a lottare per non perdere questo baluardo di giustizia

Condividi

Probabilmente è molto più di un rischio: la chiusura dell’Ufficio del Giudice di Pace potrebbe essere imminente. A lanciare l’ennesimo allarme informando i cittadini su quanto sta accadendo è l’associazione Forense Messapica che da anni, ormai, si batte per evitare che Manduria e l’intero territorio orientale possa perdere anche questo importante servizio. Questa la nota dell’Associazione Forense Messapica che ricostruisce gli ultimi eventi:

“Partiamo dalla fine: il 3 giugno 2019 è storia. Il Presidente del Tribunale di Taranto convoca nuovamente i Sindaci dei Comuni consorziati di Manduria, Avetrana, Sava e Maruggio chiedendo quali progressi vi siano stati dal precedente incontro del 15 aprile, nel quale erano stati assenti i Commissari Straordinari del Comune capofila, quello di Manduria. La domanda del Presidente del Tribunale è chiara, la risposta dei Comuni, nella sostanza, non permette di superare i punti di criticità: più di così non possiamo. Si percepisce un senso di resa incondizionata, di ineluttabile direzione verso l’opzione più temuta, quella della chiusura dell’Ufficio del Giudice di Pace, ritenuta ormai come plausibile, accettabile. La presenza dei rappresentanti di AFM crea un palpabile disagio perché gli avvocati non sono disponibili ad accettare questo apparente senso di inevitabilità. I Comuni hanno stipulato fra loro un accordo consorziale, in forza del quale (pacta servanda sunt) avrebbero dovuto garantire il mantenimento dell’Ufficio. Questo contratto comportava, fra le altre cose, l’onere di coordinarsi e di confrontarsi per superare i problemi che via via si sarebbero potuti presentare, a partire da quello, cruciale, della messa a disposizione del personale. Questo problema, peraltro, era da tempo noto, a partire da quando il Comune di Avetrana decise di concedere alla propria unità un impiego solo part time presso la struttura giudiziaria. Nel corso della riunione innanzi al Presidente del Tribunale i Comuni si sono auto assolti ma, da parte nostra, c’è la convinzione che non si sia fatto abbastanza per salvare l’Ufficio, che non ci sia stato il necessario coordinamento e coinvolgimento dei quattro Comuni e che, in definitiva, ci si sia diretti con un certo senso di fatalismo verso la soluzione più penalizzante per l’interesse comune; e a nulla vale, beninteso, il discorso per il quale l’Ufficio giudiziario potrebbe essere riaperto in futuro.
Già, l’interesse comune. Se, come sembra, giungerà a compimento il già avviato percorso amministrativo di chiusura, si verificherà un evento senza precedenti: per la prima volta un centro delle dimensioni e della storia di Manduria non avrà un presidio di giustizia nel suo territorio! Ci chiediamo, allora, a cosa servano certe esternazioni su presunte condotte omertose dei cittadini di Manduria se, poi, si accetta più o meno passivamente la perdita di
un baluardo della giustizia e di quella giustizia, aggiungiamo, “di prossimità” che affonda nelle pieghe del tessuto sociale della comunità. Pensiamo, ad esempio, ai processi penali di competenza del Giudice di Pace, che si occupano di quei comportamenti deplorevoli che si verificano nel vissuto sociale (diffamazioni, minacce, lesioni personali) e che non possono essere per nulla sottostimati: da una fiammella, si sa, può svilupparsi un incendio.
E’ bene che i cittadini sappiano bene cosa li aspetta. I fruitori della giustizia di prossimità (parti e controparti, imputati e parti offese, testimoni e periti) perderanno il riferimento giustizia sul territorio e dovranno compiere ripetute trasferte a Taranto, con tutto ciò che ne deriverà in termini di disagio e persino di scoraggiamento ad esercitare il diritto alla giustizia, costituzionalmente protetto.
Noi di AFM ci siamo battuti in questi anni perché l’Ufficio del Giudice di Pace fosse conservato, garantito e reso funzionale. E’ una battaglia per la giustizia che abbiamo combattuto e della quale siamo orgogliosi. Ora abbiamo due inviti da rivolgere. Il primo è all’opinione pubblica, ai cittadini, perché prendano cognizione e coscienza del problema e se ne facciano carico insieme a noi, nelle modalità democratiche e secondo le articolazioni più opportune. Il secondo invito è alle amministrazioni, ai Commissari e ai Sindaci perché non ritengano la frittata come già fatta e ripensino attentamente al problema finché c’è tempo, proponendo concrete soluzioni senza fare le classiche spallucce. Ne va della storia del nostro territorio e di una istanza, quella della giustizia per i cittadini, che non può assolutamente essere ritenuta sacrificabile.”