Ecomafie 2013: il nuovo rapporto di Legambiente sui reati ambientali

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Una situazione in forte peggioramento e un continuo evolversi della criminalità organizzata capace di allargare sempre più il proprio giro d’affari. E’ questa la fotografia scattata da Legambiente ed illustrata nel nuovo rapporto sulle Ecomafie 2013. Nel documento tutta una serie di dati e informazioni sullo stato della legalità in Italia.
«Quella delle Ecomafie – ha affermato il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza – è l’unica economia che continua a proliferare anche in un contesto di crisi generale. Che continua a costruire case abusive quasi allo stesso ritmo di sempre mentre il mercato immobiliare legale tracolla. Con imprese illegali che vedono crescere fatturati ed export, quando quelle che rispettano le leggi sono costrette a chiudere i battenti. Un’economia che si regge sull’intreccio tra imprenditori senza scrupoli, politici conniventi, funzionari pubblici infedeli, professionisti senza etica e veri boss, e che opera attraverso il dumping ambientale, la falsificazione di fatture e bilanci, l’evasione fiscale e il riciclaggio, la corruzione, il voto di scambio e la spartizione degli appalti. Semplicemente perché conviene e, tutto sommato, si corrono pochi rischi.”
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Un settore gestito da 302 clan che realizzano un fatturato annuo di quasi 17 miliardi di euro nonostante gli interventi delle forze dell’ordine che, nel corso del 2012, hanno accertato 34.120 illeciti ambientali, con 28.132 persone denunciate, 161 ordinanze di custodia cautelare emesse, 8.286 sequestri eseguiti.
Il 45,7% dei reati complessivi si registra nelle regioni dove la presenza mafiosa è maggiore, come Campania, Sicilia, Calabria e Puglia.
Nella nostra regione sono oltre 3.300 le infrazioni accertate, 3.251 le persone denunciate, 28 quelle arrestate e 1.303 i sequestri effettuati.
“Nel Rapporto Ecomafia 2013, pur rimanendo stabile al quarto posto nella classifica generale delle illegalità ambientali – ha affermato Tarantini, – la Puglia peggiora sia sul fronte del racket degli animali che del ciclo illegale del cemento. Infatti, l’abusivismo edilizio non accenna a diminuire facendo salire la Puglia al secondo posto della classifica con ben 1.147 persone denunciate nel corso del 2012. Inoltre – continua Tarantini – nel ciclo dei rifiuti spicca l’incremento dei reati registrato in Puglia con un più 24 per cento rispetto al 2011”.
In Puglia, dal 2002 ad oggi ci sono state ben 42 inchieste contro attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti. Fra le più importanti citate da Legambiente c’è l’operazione “Cenerentola” che, avviata alla fine dell’ottobre scorso dai carabinieri del Noe, coordinati dalla Dda di Lecce, che hanno fatto emergere un presunto traffico illecito di rifiuti speciali, in particolare ceneri industriali, che sarebbero state illecitamente smaltite in due siti (cave) del brindisino privi di autorizzazione per trattare rifiuti speciali pericolosi.
La nostra regione rimane, inoltre, la porta d’ingresso o d’uscita per i traffici internazionali di rifiuti. I fronti caldi sono sempre i grandi porti di Bari e Taranto
Il rapporto di Legambiente si è occupato anche di energie rinnovabili e archeomafia. “Ad aprile dello scorso anno – si legge nello studio – la guardia di finanza ha sequestrato ben 19 impianti fotovoltaici in Puglia: l’operazione delle forze dell’ordine portò all’arresto di 16 persone .
“I numeri pugliesi di Ecomafia 2013 sono il frutto del forte impegno delle forze dell’ordine e della magistratura – conclude Tarantini. – Ma non mancano, anche, le risposte da parte delle istituzioni regionali. Infatti, la Regione Puglia, oltre ad aver istituito, sin dal 2007, una task force composta da tutte le forze dell’ordine, Arpa Puglia e Cnr-Irsa per monitorare, contrastare e prevenire i reati ambientali, ha approvato una legge regionale per cercare di frenare il fenomeno dell’abusivismo edilizio. In più a settembre partirà il No Ecomafia Tour, promosso da Legambiente Puglia, un’occasione per sensibilizzare e dibattere con i cittadini sul tema della criminalità ambientale e chiedere loro una maggiore collaborazione, perché quella contro l’ecomafia è una sfida che possiamo vincere insieme”.