Depuratore Manduria. I Verdi inviano osservazioni in vista Conferenza servizi per VIA

Condividi

Domani alle ore 10 presso la sala riunioni della Sezione Autorizzazioni Ambientali dell’Assessorato alla Qualità dell’Ambiente della Regione Puglia si terrà la Conferenza di Servizi per l’avvio del procedimento

autorizzatorio (VIA) per il “progetto di fattibilità tecnica ed economica per il riutilizzo dei reflui trattati dal nuovo depuratore consortile di Sava e Manduria (Ta) e relativi scarichi complementari”.
I Verdi di Manduria, che hanno sempre seguito con attenzione tutta la vicenda, dopo aver analizzato il progetto hanno prodotto delle osservazioni ritenendo comunque le proposte insufficienti sia a preservare i luoghi di pregio naturalistico e paesaggistico coinvolti che a garantire gli impatti non solo dal punto di vista visivo, ma anche da quello olfattivo.
Questo il testo integrale:

In data 29 giugno 2018, i Verdi di Manduria hanno inviato, tramite PEC, le loro osservazioni in merito al procedimento autorizzatorio (ID VIA_339) per il “Progetto di fattibilità tecnica ed economica per il riutilizzo dei reflui trattati dal nuovo depuratore consortile di Sava e Manduria(TA) e relativi scarichi complementari”.
Il 3 luglio 2018 le nostre osservazioni saranno discusse in occasione della conferenza di servizi di avvio del procedimento.
Le osservazioni sono state scritte dalla Prof.ssa Cecilia de Bartholomaeis e firmate dai due portavoce dei verdi di Manduria Silvia Biasco e Gregorio Mariggiò.
Si ringrazia il Dott. Clemente Magliola per i consigli e le indicazioni sul P.P.T.R.

LE NOSTRE OSSERVAZIONI

Premessa
Il dibattito pubblico, più volte richiamato negli elaborati descrittivi del progetto in esame come corretta modalità di approccio alla progettazione di opere pubbliche, è avvenuto a valle della scelta di dimensionare il depuratore su 68.00 A.E. e della conseguente necessità di collocarlo nei pressi del litorale, al fine di utilizzare il mare come destinazione finale di reflui depurati in tab. 1. Gli amministratori locali che si sono succeduti negli anni e i loro consulenti tecnici, nonché parte dell’opinione pubblica, organizzata in comitati, si sono limitati a discutere la parte del progetto relativa allo scarico in mare (in battigia dapprima, tramite condotta sottomarina poi), nel tentativo di evitare danni all’ecosistema marino, alla balneazione, alle attività commerciali della costa. Questo perchè da parte dei competenti organi regionali e di AQP venivano avanzate sempre le seguenti motivazioni, ostative di ogni più sostanziale modifica:
• Il Piano di Tutela delle Acque non può essere modificato, se non tramite un lungo ed incerto iter, che non può essere intrapreso stante la procedura d’infrazione pendente da parte dell’Unione Europea.
• Dimensione e collocazione del depuratore non possono essere modificate, in quanto esso è destinato ad accogliere i reflui provenienti dalle abitazioni delle marine di Manduria.
• Non si può sprecare una risorsa idrica preziosa, quale reflui depurati in tab.4.
Tutte affermazioni che vengono ora contraddette:
• Il P.T.A. è stato modificato per quanto riguarda il recapito finale con una delibera di Giunta Regionale, la n.1150 del 25/07/2017.
• Il depuratore viene ridimensionato su 50.000 A.E. in virtù del fatto che gli abitati costieri si prevede non saranno infrastrutturati prima del 2038.
• Le trincee disperdenti scaricheranno su suolo e strati superficiali del sottosuolo acqua depurata in tab. 4, nei periodi in cui non si potrà riutilizzarla per usi plurimi (notoriamente d’inverno non si irrigano i campi, non si lavano le strade, non scoppiano incendi).
Nel frattempo tutte le voci di buon senso, che chiedevano un definitivo spostamento dell’impianto nell’entroterra, lontano da luoghi di pregio naturalistico e paesaggistico, derogando dalla scelta consortile, sono rimaste inascoltate. Di conseguenza, nel tentativo di rimediare ad un progetto partito male, si è dato inizio ad un calvario che dura dal 2004, con grande spreco di risorse umane e materiali, che hanno prodotto, inevitabilmente, scelte progettuali opinabili, come è a nostro avviso, anche la presente.
Preliminarmente contestiamo che le modifiche al progetto originario, relativamente all’impianto di depurazione, possano essere considerate non sostanziali, alla luce delle ulteriori modifiche apportate successivamente all’incontro con i rappresentanti del Comune di Manduria, in data 02/03/2018. Riteniamo cioè che il pronunciamento in tal senso del Comitato VIA, avvenuto in data 26/10/2017,e pertanto antecedente all’ultima modifica progettuale, non possa conservare validità alla luce del posizionamento del Buffer 2 all’interno dell’area del depuratore . Nella stessa Relazione Tecnica( DO2) si afferma, a pag 24, che mancano specifiche prove di permeabilità relativamente ai bacini di filtrazione del Buffer 2. D’altronde lo stesso Comitato VIA afferma che ” …il presente parere fa riferimento al layout già oggetto di pronuncia di compatibilità ambientale, senza tenere in conto possibili variazioni impiantistiche alla luce del percorso di concertazione in corso tra i vari Enti coinvolti”.

1- La soluzione individuata dal presente progetto per lo smaltimento dei reflui si basa sull’assunto, del tutto corretto, che la risorsa idrica non vada sprecata, ma che al contrario debba costituire una risorsa. Per realizzare questa finalità, tuttavia, prevede il concorso di una pluralità di recapiti, a nostro avviso per la maggior parte non del tutto e non sempre affidabili.
Il Buffer 1, dove affluiranno reflui depurati in tab 4, destinato ad usi plurimi, viene situato in località Masseria della Marina sulla base dell’assunto che gran parte di essi sarà utilizzata negli impianti turistico-sportivi che, nell’ambito del Progetto di valorizzazione e cambio di destinazione d’uso dei terreni di sua proprietà, il Comune di Manduria avrebbe progettato di realizzare in tale località. Progetti di cui non vi è ad oggi alcuna traccia.
Per ciò che riguarda gli usi plurimi, il riutilizzo dei reflui per irrigare boschi e macchie (che di tale irrigazione non hanno affatto bisogno, anzi ne ricaverebbero un danno) prevede interventi infrastrutturali che si ignora chi e con quali fondi debba realizzare.
Lo stesso lavaggio settimanale di tutte le strade urbane ha un costo che nessun Comune oggi è in grado di sostenere.
Per ciò che riguarda l’uso irriguo in agricoltura, resta difficile calcolare quanta parte di reflui affinati possa essere utilizzata senza conoscere con buona approssimazione numero e caratteristiche delle utenze. Così pure rimane ipotetica, non quantificata e indeterminata dal punto di vista temporale la ristrutturazione delle vasche e della rete irrigua dell’Arneo, che tale utilizzo dovrebbe garantire.
Tutto questo nell’ipotizzato scenario estivo, periodo ipoteticamente di massima domanda per gli usi plurimi di cui sopra, nel quale però si presume sia minore il carico di reflui in entrata al depuratore, in quanto gran parte degli abitanti di Sava e di Manduria si trasferisce sulla costa, dove, come sappiamo, non vi è rete fognante.
Nello scenario invernale, periodo di massimo afflusso al depuratore, venuta meno la domanda per gli usi plurimi, una volta riempiti i bacini di accumulo, tutti i reflui depurati in tab 4 (è previsto che tali siano nei periodi in cui non è previsto il riuso di reflui affinati, pag.13 della Relazione Generale) saranno dispersi sul suolo e negli strati superficiali del sottosuolo.
2- Il Buffer 2 nel presente progetto viene individuato come scarico complementare, in quanto non in grado di assorbire, come invece avrebbe fatto il precedente, collocato in località Specchiarica, tutta la portata prevista per il Buffer 1. Nello stesso tempo esso dovrebbe servire da sistema di sicurezza in caso di guasto, di fermo o di emergenza. Nel breve periodo si calcola una portata complessiva di 5.000 mc/d (pur essendo calcolato l’intero sistema di scarico per la portata massima del Progetto esecutivo di 10.000 mc/d) mentre, calcolata la superficie di assorbimento , che circonda i bacini di accumulo del Buffer , in m. quadri 3.500, si calcola nell’ipotesi di scarico di emergenza, che il sistema di sicurezza possa garantire uno smaltimento al suolo pari a 1.500 mc. al dì. Sempre in caso di fermo dell’impianto, si prevede che i reflui in entrata vengano diluiti con quelli già depurati presenti nei bacini di accumulo e poi reimmessi nel processo depurativo. Qualora i bacini fossero già colmi, si può ipotizzare che le trincee drenanti si troveranno a dover smaltire reflui non depurati?
3- Lo scarico emergenziale viene definito in termini contrastanti nei vari documenti che accompagnano il progetto. Se da più parti si precisa che è stato eliminato lo” scarico su solco naturale sfociante in battigia” del precedente progetto, cosi come la condotta sottomarina di quello originario, a pag. 40, ultimo capoverso, della Sintesi non tecnica, parte integrante del S.I.A., si legge. “Infine è opportuno precisare che, al fine di garantire la completa affidabilità idraulica ed ambientale del sistema di scarico…. non può prescindersi dal mantenimento della confluenza di eventuali eccedenze in corpo idrico superficiale. Pertanto la presente progettazione integra lo scarico di emergenza su corpo idrico superficiale, garantendo l’affidabilità del sistema”. A pag. 14 della Relazione Illustrativa DO1 si legge: ”Le scelte progettuali sopra descritte…. non prevedono più” lo scarico in corpo idrico superficiale, prevedendo l’attivazione dello stesso solo per specifiche condizioni di particolare rilievo pluviometrico” “, definizione che non brilla per chiarezza. A pag. 15 della Analisi delle alternative si prevede che tali eventi di particolare rilievo pluviometrico possono quantificarsi in 14 all’anno (previsione che non sappiamo quale attendibilità possa avere, stanti anche i mutamenti climatici in atto), ma poiché tali eventi si verificano d’inverno “ è evidente che l’inevitabile impatto sulla preclusione alla balneabilità avrà ripercussioni trascurabili sulla fruibilità della costa”. Non si comprende quale impatto sulla balneazione potrebbe avere uno scarico emergenziale posto ad alcuni chilometri di distanza dal mare.
4- Per quanto attiene alla compatibilità del complesso degli interventi previsti al P.P.T.R., occorre ribadire e sottolineare ancora una volta l’assurdità di voler collocare un impianto così fortemente impattante in una zona di notevole pregio naturalistico e paesaggistico, caratterizzata da boschi e riserve naturali, contigua (vedi Buffer 1) a colture di grande pregio, quali vigneti di Primitivo.
In particolare appare contraddittorio che si sia dovuto modificare il layout dell’impianto originario per allinearsi alle prescrizioni del P.P.T.R. relative alle Aree di Rispetto di Parchi e Riserve Regionali, per poi utilizzare la superficie lasciata libera per ospitare il Buffer 2, il quale tra l’altro prevede 2 bacini di accumulo impermeabilizzati, che evidentemente modificano l’equilibrio eco-sistemico ambientale. Per ciò che riguarda il Buffer 1, interferente con UCP Aree di rispetto Boschi (art. 63 N.T.A.) risulta molto difficile considerarlo sotto la fattispecie di interventi ammissibili di “costruzione di impianti di captazione e di accumulo delle acque purché non alterino sostanzialmente la morfologia dei luoghi”: sia perché 2 ettari di vasche impermeabilizzate alterano sostanzialmente la morfologia dei luoghi, sia e soprattutto perché la prescrizione fa riferimento ad opere di captazione di acque naturali e alla creazione di eventuali bacini, nell’ambito comunque di interventi di salvaguardia dell’ambiente naturale, non certo di insediamenti afferenti ad impianti di depurazione, per altro espressamente vietati dall’art. 72 delle N.T.A.
5- Le opere di mitigazione degli impatti visivi e olfattivi sono a nostro avviso insufficienti per ciò che riguarda entrambi i buffer. Per ciò che riguarda il buffer 2 lo spazio rimasto libero dal lato a Sud è talmente risicato da consentire, al massimo, la piantumazione di una siepe. I manufatti del depuratore saranno del tutto insufficientemente schermati. Le stesse considerazioni valgono per il buffer 1, che confina con vigneti di qualità. Per mitigare sufficientemente gli impatti non solo dal punto di vista visivo, ma anche da quello olfattivo, si dovrebbe ipotizzare una fascia piantumata con specie arbustive ed alberi, larga almeno 20 metri.