Castellaneta: il Comune dovrà restituire contributi per impianto acque reflue mai entrato in funzione

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Il Comune di Castellaneta è stato condannato a restituire alla Regione il contributo di 2.175.000 euro (co-finanziamento UE, Stato e Regione) a suo tempo ricevuto per un impianto di acque reflue; impianto regolarmente realizzato, collaudato, ma mai entrato in funzione,

in quanto abbandonato, vandalizzato e pressoché distrutto. La condanna ora è stata confermata anche in Appello.
A renderlo noto in un comunicato è il Movimento 5 Stelle di Castellaneta. In aggiunta alla restituzione di quanto ricevuto e dilapidato, il Comune dovrà pagare le spese legali della controparte (oltre alle proprie), oneri, spese di legge e interessi. La conferma della condanna del Comune è motivata dal fatto che l’Ente,“dopo aver realizzato l’opera con il finanziamento regionale, l’ha di fatto abbandonata, senza mai farla entrare in funzione e senza nemmeno custodirla adeguatamente, sicchè la stessa diveniva oggetto di atti di vandalismo e spoliazioni ad opera di ignoti, violando apertamente ogni più elementare regola di ‘buona amministrazione’ e così ‘compromettendo … la buona riuscita dell’intervento’”. La revoca e la richiesta di restituzione del contributo – continuano gli esponenti 5 stelle – costituiscono del resto la fase finale di un lungo procedimento avviato dall’Ufficio controllo e verifica politiche comunitarie, facente capo alla Presidenza della Regione Puglia: procedimento durato anni, documentato anche fotograficamente, nel corso del quale il Comune era rimasto silente, inerte e acquiescente. Ora è necessario prendere atto della conferma della condanna anche in appello, ricordando quanto affermato dall’assessore regionale Giannini in risposta a un’interrogazione di consiglieri regionali Tony Trevisi e Marco Galante del MoVimento 5 Stelle, allorquando ribadiva che il Comune di Castellaneta “è chiamato comunque a completare la procedura di restituzione del finanziamento a suo tempo acquisito, secondo quanto stabilito dalle competenti strutture regionali responsabili dell’attuazione e controllo sui pregressi programmi comunitari”. Oltre all’impianto di acque reflue, è andato distrutto anche il Centro Raccolta Materiale Differenziato: in totale – conclude il comunicato -pare prospettarsi un’ipotesi di malversazione e danno a carico del pubblico erario pari all’incirca a quattro milioni e mezzo di euro.