“Biodiversità in rete” per conoscere e tramandare patrimonio agrario e forestale

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Si chiama “Biodiversità in rete” è il nome del progetto nato dalla rete di diversi Enti pubblici e soggetti privati che

lavorano in sinergia da anni, come le Riserve Naturali del Litorale Tarantino Orientale, Il Centro di Ricerca “Basile Caramia”, il Centro di Ricerca per l’Olivicoltura, la Frutticoltura e l’Agrumicoltura (OFA), il Parco Naturale Costa d’Otranto, il Sinagri e i Giardini di Pomona.
E’ l’ennesima iniziativa tesa alla valorizzazione delle risorse naturali, patrimonio inestimabile, custodi delle radici storiche, base alimentare per l’uomo e caratterizzate da molteplici aspetti, da quelli paesaggistici a quelli economici.
Il progetto, finanziato dal MIUR, si prefigge di diffondere e far conoscere la biodiversità agraria e forestale con sessioni frontali a scuola e visite guidate in campo presso l’orto botanico regionale presso la Masseria Marina – Casa del Parco. Hanno subito aderito gli istituti comprensivi F. Prudenzano di Manduria e A. Manzoni di Lizzano, sapientemente guidati dagli esperti delle associazioni Legambiente Manduria e Profilo Greco. Gli alunni nelle vesti di piccoli “ricercatori” hanno dapprima conosciuto la biodiversità della macchia mediterranea ed il suo ecosistema costituito essenzialmente da piante arbustive e da alberi di piccole dimensioni, imparando a riconoscere l’albero sempreverde del leccio, il carrubo, il corbezzolo con le sue bacche rosse, il mirto coltivato già da tempi antichissimi, i fiori della fillirea e quelli del cisto rosso e di Montpellier.
La scoperta della biodiversità frutticola, invece, si è rivelata una preziosa occasione per poter osservare e conoscere le varietà di tante specie autoctone mediterranee come le ciliegie, il giuggiolo, il mandorlo, il fico, il melograno e il fico d’india, biotipi vittima di un sensibile impoverimento a causa delle pressioni selettive da parte dell’uomo che continua a minacciare d’estinzione diverse varietà locali. Il progetto ha quindi incentivato la riscoperta delle tante piccole produzioni agroalimentari tradizionali autoctone, sempre più spesso riconosciute ed apprezzate dal consumatore che può così riscoprire l’intenso legame culturale esistente tra il cibo e il territorio. Il tutto poi confermato durante le visite guidate ai campi di conservazione del centro di ricerca Basile Caramia di Locorotondo.
Laboratori nei quali i bambini hanno potuto affinare l’uso dei cinque sensi, dal tatto al gusto con il riconoscimento guidato dei vari tipi di frutti e ortaggi, nonché apprendere la tradizionale, semplice e gustosa ricetta della “giatedda” con il pomodorino di Manduria.
L’obiettivo principale è quello di non disperdere il grande bagaglio di conoscenze, di usi e tradizioni legate all’utilizzazione delle diverse specie agrarie e forestali e di recuperare, al tempo stesso, il patrimonio sapientemente tramandatoci dalle generazioni che ci hanno preceduto al fine di rendere il futuro più ecosostenibile.