Bancarotta fraudolenta e truffa ai danni di enti pubblici: 4 arresti e sequestro di beni

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Un’organizzazione dedita alla commissione di reati fallimentari e tributari oltre che a truffe ai danni di enti pubblici è stata scoperta dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Taranto

che hanno eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip Vilma Gilli nei confronti di altrettante persone, tutte appaetenenti alla stesso nucleo familiare.
Con l’accusa di bancarotta fraudolenta, false fatturazioni, dichiarazioni irregolari e truffa in danni di enti pubblici come Marina militare, Aeronautica e Comune di Taranto è finito in carcere l’imprenditore Vitantonio Bruno, 39 anni, mentre ai domiciliari, accusati di associazione per delinquere, sono finiti: il padre Donato di 61 anni, la sorella Ada di 38 anni e la moglie, Chiara De Pace, 40 anni. Interdetto dalla professione per 12 mesi il commercialista Vincenzo Caffio.

Secondo le indagini delle fiamme gialle, coordinate dal pm Lanfranco Marazia, Bruno, amministratore di una società di somministrazione di alimenti e bevande, dichiarata fallita nel febbraio 2013, ha distratto beni aziendali e occultato le scritture contabili. Da qui l’accusa di bancarotta fraudolenta. Dopo il fallimento, sono state costituite due società, formalmente amministrate dai familiari, una operante nella ristorazione aziendale e l’altra nel settore delle pulizie e sanificazioni civili e industriali. Secondo l’accusa, pur non rivestendo alcuna qualifica ufficiale nelle due società, Vitantonio Bruno avrebbe emesso e utilizzato, con la complicità del suo commercialista, fatture per operazioni inesistenti, tali da rendere false ed irregolari le dichiarazioni dei redditi delle due nuove società.

Inoltre, attraverso la società di pulizie, sono state compiute un considerevole numero di truffe aggravate in danno del Comune di Taranto, dell’Aeronautica militare e delle basi di Taranto, Brindisi e Napoli della Marina militare per un totale di 198 mila euro.
Bruno avrebbe, infatti, emesso fatture gonfiate per prestazioni di pulizie e sanificazioni, indicando ore lavorative di gran lunga maggiori rispetto a quelle effettivamente prestate.

Al termine delle indagini il G.I.P. ha disposto anche il sequestro preventivo (finalizzato alla confisca per equivalente) dei beni mobili, immobili, quote societarie e disponibilità finanziarie nella disponibilità di Bruno e dei suoi familiari, per un importo complessivo di 1 milione e 256 mila euro, profitto calcolato quale sommatoria dei delitti di distrazione fallimentare, evasione fiscale e truffa aggravata.